A Modena, tra i loculi del cimitero la notte dei senzatetto
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Redazione Interno
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Una passeggiata nel cimitero monumentale di San Cataldo, pensata per una visita ai propri defunti, si è trasformata in un’immersione in un’altra dimensione della sofferenza, quella dei vivi ridotti a condizioni che una residente, sconvolta, non ha esitato a definire “spettrali”.
La donna, trovandosi a percorrere i vialetti, ha notato con crescente sgomento coperte, indumenti e giacigli di fortuna all’interno dei loculi rimasti vuoti, testimonianza inequivocabile di un utilizzo notturno di quegli spazi di pietra.
Segni di una presenza umana costretta a cercare riparo, nel cuore dell’inverno, tra le lapidi e i monumenti funebri di uno dei luoghi più silenziosi della città. gazzettadimodena +3
Un rifugio estremo nella città del benessere
Il paradosso, che colpisce come un macigno, è proprio la cornice in cui questo dramma si consuma: Modena, universalmente riconosciuta come uno dei motori economici del Paese, un distretto di eccellenza e ricchezza che, però, mostra senza pudore la sua linea d’ombra.
Qui, dove l’economia viaggia a ritmi sostenuti, il costo della vita ha subito un’impennata tale da rendere inaccessibile persino una stanza in affitto, il cui prezzo medio mensile, secondo quanto riportato, ha oltrepassato la soglia dei cinquecento euro.
Una cifra proibitiva non soltanto per migranti o persone disoccupate, ma anche per chi, a causa di eventi imprevisti come una separazione, si ritrova da un giorno all’altro senza un tetto.
Espulsi dalla città dei vivi, per usare un’immagine cruda ma efficace, questi individui vengono respinti ai margini, fin dentro la città dei morti, che paradossalmente diventa l’unico spazio a offrire, se non una casa, almeno una barriera contro il gelo. gazzettadimodena +3
Il quadro dell’emergenza abitativa
La scoperta occasionale nel camposanto, per quanto scioccante, non sorprende affatto gli operatori che, quotidianamente, lavorano nei servizi di accoglienza e assistenza.
Per loro, quella dei senzatetto è una presenza costante e il fenomeno di chi utilizza i loculi come ricovero era già noto, come confermato da una fonte impegnata in un centro della zona, la quale ha sottolineato come il cimitero sia diventato un punto di riferimento per lavarsi e probabilmente anche per mangiare.
La stima fornita dagli stessi operatori parla di centinaia di persone che, nel territorio modenese, versano in una condizione di emergenza abitativa grave, un esercito silenzioso che si muove nell’ombra e che, con l’arrivo della stagione fredda, è costretto ad adottare soluzioni sempre più estreme e disperate per la sopravvivenza.
La cronaca nera, del resto, ha già avuto modo di registrare, in passato e in altre città, episodi tragici legati a persone senza dimora trovate senza vita per il freddo, il che aggiunge un ulteriore livello di inquietudine a questa situazione. lastampa +3
Una risposta sistemica ancora inadeguata
L’immagine dei loculi trasformati in dormitori improvvisati solleva interrogativi profondi sulle politiche abitative e sociali, in una fase storica in cui la pressione sui costi degli alloggi sembra non conoscere tregua.
Il racconto della signora, che ha voluto denunciare pubblicamente quanto visto, ha il merito di squarciare un velo su una realtà spesso ignorata, portandola all’attenzione dell’opinione pubblica proprio a partire da un luogo simbolico come un cimitero.
Lì, dove il silenzio dovrebbe essere sacro alla memoria, risuonano invece i bisogni primari e non soddisfatti di chi è ancora in vita.
Il caso di Modena, per la sua emblematicità, diventa così il termometro di un malessere più ampio, che attraversa molte aree prospere del Paese, nelle quali la ricchezza prodotta non riesce a tradursi in una rete di protezione sufficiente a impedire che qualcuno debba cercare un letto tra le tombe. repubblica +3




