Sequestro da 40 milioni, l'impero opaco del "pentito delle scommesse" tra Italia e Romania

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Redazione Interno Redazione Interno   -   Un patrimonio stimato in oltre quaranta milioni di euro, costruito nel corso degli anni attraverso un sistema di relazioni opache e attività illecite, è stato bloccato dalla Guardia di finanza di Catania su disposizione della procura distrettuale.

L'operazione, di notevole complessità e portata internazionale, ha colpito le sostanze, che comprendono immobili di pregio, partecipazioni societarie, liquidità e conti correnti, riconducibili a Fabio Lanzafame.

L'uomo, un cinquantatreenne originario di Siracusa ma residente in Romania, aveva precedentemente intrapreso un percorso di collaborazione con la giustizia, circostanza che non ha impedito agli investigatori di individuare e colpire un tesoro di proporzioni imponenti, ritenuto frutto di reati.

Le indagini, che hanno ricostruito una fitta trama di interessi tra Italia e Romania, lo ritengono vicino, su base indiziaria, a due storiche consorterie mafiose catanesi: la famiglia Santapaola-Ercolano e il clan Cappello-Bonaccorsi. siracusaoggi +3

Il sistema illecito dietro l'accumulo di ricchezza

All'origine di questa impressionante mole di beni – alcuni dei quali situati nelle province di Catania, Siracusa e Gorizia, altri dislocati in territorio romeno, a Bucarest e Pitesti – gli inquirenti pongono un articolato meccanismo criminale.

Tale sistema, stando a quanto emerso dalle indagini, avrebbe permesso di controllare e gestire, in maniera occulta, una parte significativa del mercato dei giochi e delle scommesse online, settore in tumultuosa crescita e dunque particolarmente appetibile per gli appetiti delle organizzazioni.

Il riciclaggio di capitali, agevolato dai flussi finanziari transnazionali, costituiva l'altro cardine fondamentale per la successiva riconversione del denaro, il quale veniva trasformato in investimenti legittimi e beni tangibili, apparentemente puliti. rainews +3

La dimensione internazionale e il ruolo della Romania

La scelta di stabilire una residenza in Romania, paese membro dell'Unione Europea, non era casuale ma rispondeva a precise logiche operative.

La distanza geografica e la differente giurisdizione, infatti, potevano inizialmente rappresentare un ostacolo per le forze dell'ordine italiane, oltre che uno scudo per proteggere ingenti fette del patrimonio.

La cooperazione investigativa, tuttavia, ha superato questi confini, permettendo di tracciare movimenti e acquisire elementi probatori su entrambi i versanti.

L'operazione dimostra come le moderne organizzazioni criminali strutturino i propri affari su scala continentale, sfruttando le asimmetrie legislative e la velocità delle transazioni digitali, mentre l'attività di contrasto evolve di conseguenza, adottando strategie altrettanto sofisticate e coordinate a livello internazionale. grandangoloagrigento +3

L'eredità di un percorso giudiziario non lineare

La figura di Lanzafame, noto negli ambienti investigativi come "il pentito delle scommesse", introduce un ulteriore elemento di complessità nella vicenda.

Il suo passato di collaboratore di giustizia, infatti, si intreccia in modo contraddittorio con l'attuale accertamento di un capitale così cospicuo, la cui legittima provenienza non è stata dimostrata.

Questo aspetto solleva interrogativi sulle dinamiche e sui tempi di accumulo della ricchezza, che potrebbe essere stata generata sia prima che dopo la decisione di dissociarsi.

Le indagini, concentrandosi sui flussi finanziari e sulle proprietà, hanno aggirato il labile confine delle dichiarazioni per aggrapparsi alla concretezza dei beni, colpendo ciò che, secondo l'accusa, rappresenta il profitto finale di un'attività illecita protratta nel tempo, a prescindere dallo status processuale dell'uomo. ilsole24ore +3