Europa e Usa, la partita sugli asset russi si fa decisiva

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Redazione Esteri Redazione Esteri   -   Il pressing degli alleati europei sul delicatissimo nodo degli asset russi congelati, mentre il conflitto in Ucraina prosegue senza soluzione, si fa più intenso alla vigilia di un cruciale summit in programma lunedì a Berlino.

Un’iniziativa che arriva in un momento di grande tensione, con la volontà di Bruxelles di mostrare una certa autonomia decisionale, sebbene molti osservatori ritengano che il bandolo della matassa sia, in ultima analisi, saldamente in mano agli americani.

Proprio il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha più volte espresso impazienza per una guerra che, stando a quanto riferito, era convinto di poter risolvere in ventiquattr’ore e della quale oggi non vede la fine, chiedendo con il suo stile diretto azioni concrete e non semplici dichiarazioni di principio. ilfattoquotidiano +1

Il timore di un’escalation e la svolta europea

La sensazione che serpeggia tra i cosiddetti “volenterosi”, riunitisi di recente in una videocall coordinata da Parigi e Londra, è quella di una corsa contro il tempo.

Il timore, o forse la convinzione, che se l’Unione europea non deciderà formalmente di destinare gli asset di Mosca a prestiti per Kiev, si rischi non solo di perdere un’occasione storica ma di favorire una nuova, pericolosa escalation.

Le parole “attacco totale”, circolate negli ultimi giorni nei palazzi della politica continentale, hanno infatti cambiato l’approccio di molti paesi, spingendoli verso una posizione più risoluta.

La paura è duplice: da un lato che la Russia possa lanciare una nuova, massiccia offensiva su Kiev, dall’altro che gli Stati Uniti, in eventuali futuri negoziati per la fine della guerra, possano cercare di ottenere il controllo esclusivo di quei beni congelati per usarli come merce di scambio con il Cremlino, marginalizzando così il ruolo dell’Europa. insideover +1

La mossa del congelamento sine die

In questo clima di urgenza, l’Unione europea ha compiuto un passo decisivo, attivando una clausola di emergenza che le permette di immobilizzare a tempo indeterminato, e non più solo per i canonici sei mesi, circa 210 miliardi di beni della Banca Centrale Russa sotto la sua giurisdizione.

Si tratta di un cambio di procedura non da poco, che supera lo stallo delle settimane precedenti: se prima era necessario il voto unanime del Consiglio Ue per rinnovare le sanzioni, ora, su proposta della Commissione accolta dalla presidenza di turno, basterà una maggioranza qualificata.

Una mossa, questa, interpretata da molti come l’ultima carica per giungere a un accordo sull’uso di quegli stessi asset, che rappresentano l’elemento centrale di qualsiasi futuro prestito di riparazione all’Ucraina. ilfattoquotidiano +1

Il vertice di Berlino e le prospettive

La partita si sposta dunque al tavolo di Berlino, dove i leader europei dovranno confrontarsi su una delle questioni più spinose dell’intero conflitto.

L’obiettivo è trasformare quello che finora è stato un congelamento tecnico in uno strumento finanziario attivo a sostegno di Kiev, garantendo al contempo che la manovra sia giuridicamente solida e inattaccabile.

Alcuni di loro ritengono che sia giunto il momento di passare all’esproprio vero e proprio, mentre altri rimangono più cauti, preoccupati dalle implicazioni legali e dalle possibili ripercussioni sulla stabilità finanziaria globale.

Quel che è certo è che l’Europa, attraverso questa complicata trattativa, cerca di ritagliarsi uno spazio di manovra e un ruolo di primo piano in uno scenario che, per sua stessa ammissione, è largamente dominato dalla superpotenza d’oltreoceano. insideover +1