La torre sequestrata di Brera e il muro che divide Milano

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INTERNO

Redazione Interno Redazione Interno   -   Via Anfiteatro, una gola stretta nascosta dietro il fermento di corso Garibaldi, custodisce oggi l'emblema di uno scontro urbano che va ben oltre i suoi confini angusti.

Qui, accanto al civico 5, una torre bianca con la sua appendice è cresciuta a ridosso dei balconi esistenti, ergendosi a pochi centimetri dalle abitazioni come un muro verticale che, come raccontano alcuni residenti, ha finito per tagliare luce e aria.

Silvia Ambrosoli, che abita al terzo piano, descrive la sensazione di vivere sotto un coperchio gettato sul quartiere, un'immagine potente che racchiude la frustrazione di chi si vede stravolta la quotidianità da un'ombra improvvisa.

La questione, che oppone l'istinto metropolitano di crescere in verticale ai sospetti di una speculazione tollerata, trova ora una sua brusca accelerazione giudiziaria, mentre la città si interroga sul proprio futuro skyline. ilgiorno +3

Il sequestro e le accuse della Procura

Nel cuore di Brera, la Guardia di Finanza ha apposto i sigilli al complesso residenziale di lusso denominato “Unico-Brera”, un'operazione che si inserisce in una più ampia inchiesta della Procura di Milano sulla gestione dell'urbanistica.

Il provvedimento, emesso dal giudice per le indagini preliminari, coinvolge ventisette persone tra tecnici, imprenditori e funzionari pubblici, tracciando un solco netto tra due visioni della città.

Gli inquirenti, infatti, parlano esplicitamente di un passaggio da una pianificazione rispettosa del contesto sociale e dei valori storici a un sistema dominato da quello che definiscono uno “smisurato interesse alla rendita”, proprio della speculazione edilizia.

Un'accusa gravissima, che colpisce non solo i privati ma chiama in causa direttamente l'operato dell'amministrazione comunale guidata da Beppe Sala, trasformando un cantiere in un caso simbolo. ilgiornale +3

Il quartiere stretto tra due fuochi

Per gli abitanti di via Anfiteatro, il sequestro arriva dopo anni di proteste e sensazioni di abbandono, configurandosi come un evento dai contorni amari.

Da una parte, c'è l'insofferenza per una costruzione che ha alterato per sempre la vita del quartiere; dall'altra, la consapevolezza che quell'enorme scheletro di cemento, ora immobilizzato, rischia di diventare una ferita permanente nel tessuto urbano.

Le loro richieste, pertanto, si polarizzano tra due estremi: l'abbattimento di quell'ingombro percepito come un'usurpazione, o la sua completazione per porre fine a uno stato di limbo insostenibile.

La vicenda, del resto, non è isolata, visto che proprio in queste ore si registra il sequestro di altri due cantieri di lusso nell'area di Brera, segnali di una “Milano verticale” sempre più sotto scrutinio. casertaweb +3

Uno scontro di modelli urbani

Lo scontro in atto trascende la singola torre e investe il modello di sviluppo di una metropoli globale.

Da un lato, si schiera la spinta inarrestabile alla crescita e alla densificazione, fenomeno comune a molte capitali mondiali; dall'altro, emerge con forza la richiesta di una governance che ponga limiti chiari, privilegiando la vivibilità e la preservazione dell'identità dei luoghi.

La Procura, con il suo linguaggio tecnico ma inequivocabile, sembra aver scelto da che parte stare, accusando una deriva che avrebbe sacrificato il bene comune sull'altare del profitto privato.

Mentre le indagini procedono, la torre di via Anfiteatro resta lì, muto testimone di una frattura che divide non solo un vicolo, ma un'intera idea di città, lasciando in sospeso domande cruciali sul come e il dove Milano intenda costruire il proprio domani. ilgiornale +3