Steam Machine, il futuro gaming Linux soffre del nodo HDMI 2.1

Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo

Redazione Scienza e Tecnologia Redazione Scienza e Tecnologia   -   L’attesa per l’arrivo della Steam Machine, che segna il ritorno di Valve nel mercato dell’hardware dedicato con una nuova console basata su SteamOS, è offuscata da un ostacolo tecnico di non poco conto.

Il dispositivo, la cui uscita è calendarizzata per l’inizio del 2026, si presenta infatti con una limitazione imprevista sul fronte del collegamento video, un vincolo che ne condizionerebbe le prestazioni quando collegato ai televisori più moderni.

Nonostante l’hardware, che si avvale di una scheda grafica AMD, sia tecnicamente in grado di supportare lo standard HDMI 2.1, l’implementazione di questa funzionalità sul sistema operativo Linux risulta di fatto bloccata.

La ragione di tale impedimento, come più volte segnalato dagli stessi sviluppatori, va ricercata nelle politiche restrittive dell’HDMI Forum, il consorzio che detiene e gestisce le specifiche dello standard. dday +2

Il veto del consorzio e le conseguenze per gli utenti

Il nodo cruciale, attorno al quale ruotano le proteste di una parte degli appassionati, risiede nel rifiuto opposto dall’HDMI Forum alle richieste di implementazione open source presentate da Valve e AMD per i propri driver.

Tale diniego, reiterato nel tempo, costringe di conseguenza la piattaforma a operare con le specifiche della precedente generazione HDMI 2.0, le quali, sebbene ancora valide, introducono dei paletti ben precisi in termini di performance.

L’assenza della versione 2.1 si traduce infatti in un tetto massimo alla banda disponibile, il che preclude la possibilità di raggiungere risoluzioni 4K a frequenze di aggiornamento elevate come 120 Hertz, senza contare le limitazioni per quelle tecnologie, come il Variable Refresh Rate, che contribuiscono a un’esperienza visiva più fluida e stabile. ilsoftware +2

Un confronto tra filosofie di gioco opposte

La situazione della Steam Machine assume contorni particolarmente significativi se paragonata all’offerta concorrente, rappresentata in questo caso dalla PlayStation 5 di Sony. Il confronto, spesso sollecitato dagli utenti, mette in luce due approcci diametralmente opposti al gaming in salotto.

Da un lato, Valve persegue una filosofia aperta e flessibile, portando l’ecosistema e la libreria di Steam all’interno di un hardware compatto ma aggiornabile, che promette di avvicinare il mondo del PC a quello della console tradizionale.

Dall’altro, Sony propone invece un sistema chiuso e rigidamente ottimizzato, dove l’uniformità dell’hardware garantisce agli sviluppatori un ambiente di lavoro preciso e ai giocatori un funzionamento costante, senza le complessità di configurazione tipiche di altre piattaforme. ilsoftware +2

Le implicazioni di una scelta di campo

Questa divergenza di principio si riflette inevitabilmente anche su aspetti pratici, come quello della connettività video che, nel caso della console Sony, supporta pienamente le funzionalità dello standard più recente.

La scelta di Valve per un sistema operativo open source come Linux, se da una parte rappresenta un pilastro della sua strategia di libertà e personalizzazione, dall’altra si scontra con gli ostacoli posti dagli organismi di standardizzazione proprietari, i quali mantengono un controllo ferreo sull’adozione delle loro tecnologie.

Il risultato è che, nonostante la potenza hardware della macchina sia più che adeguata, una parte delle sue potenzialità rimane inespressa a causa di un limite imposto a livello di software e di licenze, un paradosso che evidenzia le tensioni ancora esistenti tra i diversi modelli che governano l’industria tecnologica. ilsoftware +2