I Berlusconi e il ricambio: la nuova puntata con Tajani nel ruolo dell'ingrato
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Redazione Interno
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Il centrodestra tenta, non senza una fatica che traspare dalle dichiarazioni pubbliche quanto dai corridoi di palazzo, di ricompattare i propri ranghi in vista della cruciale manovra economica, mentre al di fuori dei salotti istituzionali prosegue un erosivo stillicidio che minaccia di compromettere la stabilità della maggioranza di governo nell'arco di poche settimane.
Un nodo cruciale, tra gli altri, è rappresentato dalla Democrazia cristiana, la cui fedeltà all'esecutivo guidato da Giorgia Meloni appare sempre più condizionata: la richiesta, avanzata in modo perentorio, è che il presidente della Regione rettifichi le sue dichiarazioni sul cosiddetto "partito-sistema", formulate in seguito alle recenti indagini giudiziarie, e ripristini in giunta i due assessori allontanati, considerati ormai "appestati" dall'onda dell'inchiesta. startmag
Il ritornello di Pier Silvio: "Facce nuove" per Forza Italia
"A Forza Italia serve ricambio". Non è una novità, ma la reiterazione del concetto da parte di Pier Silvio Berlusconi, in occasione dello scambio augurale natalizio negli studi di Cologno Monzese, conferma come la linea della dinastia fondatrice del partito azzurro resti immutata.
Il figlio del leader scomparso, del resto, aveva già lanciato un analogo monito lo scorso luglio, presentando i palinsesti televisivi, in un doppio ruolo che spesso si confonde: quello di vertice aziendale di Mediaset e quello di influente membro della famiglia che del partito detiene, di fatto, il marchio e l'eredità politica.
Le sue parole, che pure hanno incluso un elogio formale alla premier Meloni, definita "il miglior primo ministro in circolazione in Europa", risuonano come un giudizio sull'operato di chi quella squadra la guida oggi. startmag
La parabola di Antonio Tajani, tra riconoscenza e inadeguatezza
La posizione di Antonio Tajani, che pure vanta un cursus honorum di assoluto rilievo – dal giornalismo alla politica, passando per il ruolo di portavoce di Silvio Berlusconi, l'esperienza da eurodeputato, le vicepresidenze nella Commissione e nel Parlamento europeo, fino agli incarichi di governo come ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio – sembra così essere costantemente sottoposta a valutazione.
La sua ascesa, che lo ha portato a succedere al fondatore senza aver scalato gradualmente tutti i gradini della gerarchia di partito, appare oggi messa in discussione da quel richiamo periodico alla necessità di "facce nuove", una formula che, sebbene non esplicitamente rivolta contro di lui, ne lambisce inevitabilmente la leadership. startmag
Il confronto con un modello paleozoico
Il parallelismo tra la gestione del partito e quella dei palinsesti televisivi, entrambi accusati di un'anacronistica resistenza all'innovazione e di una certa ripetitività nel propinare "vecchie facce", delinea un quadro in cui la richiesta di rinnovamento si scontra con una struttura consolidata.
È uno scontro tra l'esigenza di adeguarsi a un contesto politico in rapida evoluzione, dove anche gli alleati – come la Dc – pongono condizioni stringenti per la loro permanenza nella maggioranza, e la difficoltà di trovare quel "quid" in grado di coniugare la fedeltà all'origine con le necessità del presente.
La questione, insomma, trascende la semplice gestione delle persone e investe l'identità stessa di una forza politica che cerca il suo posto in uno scenario governativo complesso, mentre il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, riprende servizio alla Casa Bianca, aggiungendo un elemento di fluidità anche nello scenario internazionale. startmag




