I volonterosi chiamano Trump. I russi: «Lui è in linea con noi»
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Redazione Esteri
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Una Russia esplicitamente filo-trumpiana, che come di consueto imputa all'Europa la responsabilità di prolungare il conflitto, ha scelto il momento immediatamente successivo alla conclusione del tour diplomatico del presidente ucraino Volodymyr Zelensky per scagliare pesanti accuse contro i tentativi di elaborare un nuovo piano di pace.
Le sferzate mediatiche, affidate al ministro degli Esteri Sergei Lavrov, delineano una posizione che – nonostante le recenti minacce mosse verso il Vecchio Continente in risposta a un eventuale dispiegamento di truppe – si presenta come disponibile al dialogo, purché questo sia mediato da un unico interlocutore occidentale considerato comprensivo. italiaoggi +3
La visione di Mosca sul conflitto
Secondo le dichiarazioni del capo della diplomazia russa, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump risulta essere "l'unico leader occidentale a mostrare di comprendere le cause profonde del conflitto in Ucraina", quelle stesse che, a parere di Mosca, sono alla base delle "azioni ostili contro la Federazione Russa" perpetrate dall'Occidente e "alimentate per molti anni dal predecessore Joe Biden e dai suoi sodali europei".
Tale lettura, che Lavrov espone senza mezzi termini, arriva in un frangente in cui, sul campo, continuano senza tregua gli attacchi russi contro obiettivi civili e militari, come quelli recentemente registrati nella regione di Odessa. tv2000 +3
Le pressioni diplomatiche su Kiev
Parallelamente al fuoco dei cannoni e alla retorica politica, si intensificano le manovre dietro le quinte, delle quali il Financial Times ha fornito un dettaglio significativo.
Secondo il quotidiano, gli inviati Steve Witkoff e Jared Kushner avrebbero infatti consegnato al leader ucraino un vero e proprio ultimatum della durata di pochi "giorni" riguardo alla proposta di pace statunitense, facendo pressioni affinché Zelensky accetti di formalizzare le perdite territoriali subite in cambio di garanzie di sicurezza non ancora specificate.
Una mossa, questa, che sembra riflettere l'orientamento dell'amministrazione americana e che si scontra con la resistenza di diversi partner europei, accusati da Mosca di voler "bloccare il processo di pace" e di "incitare in ogni modo possibile Kiev a continuare a combattere". ilsole24ore +3
Il contesto delle dichiarazioni
Le parole di Lavrov, le quali ribadiscono che la Russia "non farà guerra all'Europa" ma si riserva di "rispondere alle ostilità", giungono in un quadro internazionale già teso da segnali di escalation, come il recente incidente legato ai droni in Germania la cui "traccia porta alle navi russe".
Mentre l'alto diplomatico parla, Zelensky, reduce da un giro di incontri che lo ha portato anche a Roma, si è limitato a ribadire in modo piuttosto fioco di essere "sempre pronto alle elezioni", una dichiarazione che appare lontana dalle urgenti decisioni di cui è chiamato a farsi carico sotto la pressione combinata di Mosca e Washington.
La partita, dunque, si gioca su più livelli: quello militare, con le sue tragiche conseguenze, e quello diplomatico, dove le trattative sembrano sempre più condizionate dalla linea dettata dalla Casa Bianca e dalla percezione russa di un Occidente diviso. ilmanifesto +3




