Tajani: "Rischiamo 70mila posti di lavoro, serve una correzione Ue sul 2035"
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Redazione Economia
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“Bisogna parlare con la Commissione”, ha affermato il ministro, inserendo la questione automotive in un più ampio dossier di criticità legate, a suo giudizio, a “un’errata politica contro il cambiamento climatico della precedente Commissione Europea”, che avrebbe toccato anche il packaging e la deforestazione.
Un allarme, il suo, che non lascia spazio a mezzi termini: “Noi dobbiamo impedire che nel 2035 ci sia la possibilità di avere soltanto produzioni di auto elettriche”, ha sottolineato, delineando uno scenario che, secondo le sue stime, potrebbe costare all’Italia fino a settantamila posti di lavoro, un dato che pesa come un macigno su un settore già in affanno. motoblog +3
Un piano Italia per evitare il baratro
L’appello di Tajani, peraltro, non è caduto nel vuoto e sembra aver trovato terreno fertile in un settore che percepisce ormai l’urgenza di una svolta.
In occasione dell’assemblea dell’Anfia, l’associazione dei costruttori, è infatti emersa con forza la necessità di un “Piano Italia” capace di rilanciare la produzione nel segno dell’innovazione, superando “vecchie ruggini” e “dissapori antichi” nella consapevolezza che, senza una regia unitaria, il rischio concreto è quello di un declino inesorabile.
Si tratta, nelle parole usate durante l’incontro, di un’ultima chiamata: “Ora o, forse, mai più”, perché il tempo per mettere il settore al centro delle politiche industriali nazionali “sta per scadere davvero”. mediaset +3
La possibile retromarcia di Bruxelles
Il clima di attesa e pressione che si respira nel mondo dell’auto, del resto, è alimentato da voci sempre più insistenti che giungono da Bruxelles, dove la Commissione europea sarebbe orientata a rivedere il divieto di vendita per le auto a motore termico dal 2035.
Una retromarcia, se così si potrà definire, che rappresenterebbe una svolta epocale e accoglierebbe le richieste avanzate da tempo dai big del settore, con Stellantis in prima fila, e sostenute da un fronte politico trasversale che nelle ultime settimane ha intensificato la sua azione di lobbying.
Tutti gli occhi sono puntati sulla presentazione di un atteso pacchetto normativo sull’auto, prevista per il 16 dicembre, data che potrebbe segnare il tanto atteso cambio di marcia nelle politiche comunitarie. motoblog +3
Il nodo occupazione e la transizione possibile
Al di là delle speculazioni politiche, ciò che emerge con chiarezza è il legame indissolubile tra scelte normative, destino industriale e ricadute sociali.
La transizione verso la mobilità elettrica, imposta come un monolite dal precedente esecutivo comunitario, rischia di lasciare indietro interi comparti produttivi, come quello dei componenti per i motori a combustione interna, sui cui l’Italia vanta tradizione e competenza.
È proprio questo il cuore della questione sollevata dal ministro: una transizione che non può essere traumatica e selettiva, ma deve essere governata, graduale e inclusiva, pena la distruzione di quel capitale umano e tecnologico che, se adeguatamente indirizzato, potrebbe invece essere la vera chiave per competere negli scenari futuri. mediaset +3




