Tesla sotto i 20 mila euro in Italia: il ruolo degli incentivi e i nodi della validazione
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Redazione Economia
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Che le auto elettriche, un tempo considerate un bene di lusso per pochi, stiano vivendo una radicale trasformazione nella loro percezione commerciale, è un dato ormai incontrovertibile.
La conferma, se mai ce ne fosse bisogno, arriva dalla possibilità concreta di portarsi a casa un modello Tesla, il marchio-simbolo della mobilità a zero emissioni, a un prezzo inferiore alla soglia psicologica dei ventimila euro.
Questo traguardo, impensabile solo fino a pochi mesi fa, è stato reso possibile dall'intervento strutturale del Governo Meloni, il quale, attraverso il meccanismo dell'Ecobonus, sostiene l'acquisto di vetture a batteria con contributi che arrivano fino a undicimila euro.
Una cifra considerevole, che di fatto "regala" una porzione significativa del valore del veicolo, spostando in modo definitivo l'asticella dell'accessibilità.
Una dinamica di mercato che non poteva lasciare indifferente Elon Musk, il leader di Tesla, la cui posizione si è trovata sotto i riflettori anche per ragioni di politica internazionale, essendo egli parte integrante, con un ruolo di primo piano, dell'amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. quattroruote +3
Il conto alla rovescia per i voucher non validati
La corsa agli incentivi, però, deve fare i conti con la macchina amministrativa e i suoi tempi. Dopo il frenetico esaurimento delle disponibilità durante i click day di novembre, resta infatti un nodo cruciale da sciogliere: la validazione dei voucher assegnati.
Secondo i dati aggiornati pubblicati sul sito del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, infatti, sono ancora 4.405 i buoni, pari al 7,9% del totale, che attendono di essere convalidati dai concessionari.
Si tratta dell'ultimo passaggio formale necessario per abbinare lo sconto a un ordine vero e proprio, un'operazione per la quale rimane a disposizione una finestra temporale di poco meno di due settimane.
Un dettaglio tecnico, ma non per questo meno importante, che tiene col fiato sospeso migliaia di acquirenti e che rappresenta l'ultimo scoglio da superare prima che l'affare si concretizzi. rinnovabilierisparmio +3
La svolta del mercato vista dai concessionari
Osservando i dati di vendita, l'effetto di questi incentivi appare di una portata storica. Lo testimoniano, senza mezzi termini, le parole di chi il mercato lo vive in prima linea.
Stefano Brandini, direttore marketing del gruppo concessionario De Stefani, ha tracciato un bilancio più che positivo, sottolineando come modelli come la Dacia Spring e la MG4 siano letteralmente andati a ruba.
"Il mercato elettrico ha svoltato", è la sua sintesi, spiegando che, per la prima volta, il passaggio alla trazione elettrica "è avvenuto dal basso in alto". Un cambiamento epocale, guidato dalla domanda per i modelli più accessibili, che ha visto invece una minore incidenza, almeno nelle aspettative iniziali, per vetture come la nuova Renault 5.
Una rivoluzione silenziosa ma potentissima, che sta riconfigurando il parco auto italiano partendo dai segmenti economici. hdmotori +3
Il divieto di rivendita e il rischio speculazione
Proprio l'entità del contributo pubblico, tuttavia, ha sollevato questioni collaterali che le autorità hanno dovuto regolamentare. L'agevolazione, che può variare dai nove agli undicimila euro in base alla situazione ISEE del richiedente, ha infatti creato un potenziale terreno per operazioni speculative.
Per chiudere questa falla, il decreto attuativo stabilisce in modo tassativo il divieto di rivendere il veicolo acquistato con l'Ecobonus prima che siano trascorsi ventiquattro mesi dalla data di immatricolazione.
Una misura necessaria, volta a garantire che lo strumento fiscale raggiunga il suo obiettivo primario di rinnovare il parco circolante e non si trasformi in un'occasione di guadaggio immediato, svuotando di senso l'intervento dello Stato e distorcendo il mercato. vaielettrico +3




