Truffa da 30 milioni: le mani della 'ndrangheta sul restauro del Duomo di Firenze
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Redazione Interno
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Una complessa operazione di polizia, coordinata dalla Procura di Brescia e dispiegatasi in sette province da Milano a Prato, ha portato ieri all’esecuzione di provvedimenti restrittivi nei confronti di una rete sospettata di riciclaggio e frode informatica, la quale avrebbe sottratto ingenti risorse destinate alla tutela del patrimonio artistico nazionale.
L’indagine, che si muove lungo il doppio binario della criminalità finanziaria e di quella informatica, ha fatto emergere un sistema articolato di società "cartiere", spesso intestate a prestanome, e di falsi crediti.
Al centro del giro, che in soli sei mesi avrebbe movimentato cifre superiori ai trenta milioni di euro, figurano personaggi noti alle cronache giudiziarie bresciane, come l’imprenditore soprannominato “Il Miliardario” di Borgo Wuhrer e i fratelli Bertoli, già gravati da precedenti per reati analoghi. tv2000 +3
Il metodo del "finto creditore" e il caso dell'Opera di Santa Maria del Fiore
La tecnica utilizzata, quella del cosiddetto "man in the middle", si è rivelata di un’efficacia sorprendente per la sua semplicità: gli investigatori della squadra mobile di Brescia hanno ricostruito come gli autori della frode, impadronendosi delle credenziali di comunicazione di imprese legittime, si siano sostituiti a queste ultime nelle trattative con i committenti.
Invitando a variare le coordinate bancarie per il pagamento, di fatto hanno dirottato i fondi su conti controllati dalla rete criminale. È quanto accaduto, in modo eclatante, all’Opera di Santa Maria del Fiore, l’ente che da secoli custodisce la Cattedrale, il Campanile di Giotto e il Battistero.
Convinti di saldare un debito per lavori di restauro del Complesso Eugeniano, i dirigenti della Onlus nell’agosto del 2024 hanno autorizzato due bonifici, per un totale di circa 1,8 milioni di euro, che non hanno mai raggiunto l’impresa veneta legittimamente creditrice. ilgiorno +3
La scoperta della frode e il tracciamento dei flussi illeciti
La scoperta del danno, che ha gettato nello sconcerto la città di Firenze, è avvenuta grazie alla tempestiva segnalazione dell’istituto di credito e all’immediato intervento degli investigatori.
Questi ultimi, analizzando i movimenti, hanno osservato come una parte del denaro — precisamente 530mila euro — fosse stato rapidamente smistato, tra la fine di agosto e l’inizio di settembre dello scorso anno, su una serie di conti correnti altrimenti estranei all’operazione legittima.
Il percorso dei fondi, del resto, si è rivelato labirintico, passando attraverso una miriade di transazioni e intestatari fittizi studiati per confondere le tracce e rendere quasi impossibile il recupero del maltolto. bresciatoday +3
Il quadro giudiziario e gli intrecci con la criminalità organizzata
L’inchiesta della Procura bresciana non si limita all’episodio fiorentino, per quanto di grande portata simbolica, ma disegna una mappa di relazioni pericolose che collegano il mondo dell’imprenditoria, a volte compiacente, a quello della criminalità organizzata di stampo calabrese.
Alcuni dei soggetti coinvolti, infatti, risultano già indagati in procedimenti per associazione di tipo mafioso, il che lascia ipotizzare che i proventi delle frodi informatiche siano serviti anche a finanziare attività illecite di stampo tradizionale.
La società intestata alla moglie di uno dei principali indagati, in particolare, sembra aver funzionato come uno dei perni dell’intero sistema di riciclaggio, ricevendo e rimettendo ingenti somme in tempi brevissimi, secondo un modus operandi che gli inquirenti stanno ancora cercando di decifrare in ogni sua componente. tv2000 +3




