L'aviaria mostra un nuovo volto: primo caso umano al mondo di H5N5 negli Stati Uniti, il paziente è deceduto

L'aviaria mostra un nuovo volto: primo caso umano al mondo di H5N5 negli Stati Uniti, il paziente è deceduto
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SALUTE

Redazione Salute Redazione Salute   -   L'allarme, a lungo paventato dagli esperti di virologia, si è materializzato con un doppio, inquietante scatto in avanti. Dopo le numerose infezioni da ceppo H5N1 registrate a livello globale, un nuovo sottotipo del virus dell'influenza aviaria ha fatto il suo salto di specie, infettando per la prima volta al mondo un essere umano.

L'Organizzazione mondiale della sanità ha confermato il primo caso di infezione da virus A(H5N5) in un adulto residente nello Stato di Washington, il quale, ricoverato all'inizio di novembre per una patologia severa, non ha superato la malattia ed è morto il 21 dello stesso mese.

Il paziente, che conviveva con alcune patologie pregresse, possedeva un piccolo pollaio domestico, un dettaglio che orienta le indagini epidemiologiche verso il consueto canale di trasmissione dal volatile all'uomo. leggo

La ricostruzione dell'Organizzazione mondiale della sanità

La nota diffusa dall'Oms, che ha ricevuto la notifica ufficiale il 15 novembre, ricostruisce con precisione le fasi dell'identificazione del virus, classificando l'episodio come il 71esimo caso umano di influenza A(H5) complessivamente confermato negli Stati Uniti dall'inizio del 2024 e, significativamente, il primo nel Paese da febbraio dell'anno successivo.

Le autorità sanitarie, attivando immediatamente il tracciamento dei contatti, non hanno identificato ulteriori contagi riconducibili al paziente deceduto, un elemento che, unitamente alle attuali conoscenze, permette di affermare che non vi siano prove di una trasmissione sostenuta da uomo a uomo.

La sorveglianza rimane però altissima, poiché ogni nuovo adattamento a un ospite mammifero rappresenta un passo potenzialmente pericoloso per la salute pubblica. leggo

Un contesto sanitario in evoluzione sotto la presidenza Trump

L'emergere di una nuova minaccia zoonotica, la cui gestione richiederebbe un fronte sanitario unito e saldo, coincide con un periodo di riassetto delle politiche pubbliche statunitensi in materia di salute.

Il presidente Donald Trump, infatti, ha recentemente ordinato alle agenzie federali competenti di avviare una revisione del calendario vaccinale pediatrico nazionale.

L'obiettivo dichiarato è valutare la possibilità di raccomandare un numero inferiore di immunizzazioni obbligatorie per l'infanzia, con l'intento di allineare le linee guida americane a quelle di altre nazioni sviluppate.

Una mossa che, se da un lato risponde a precise istanze politiche, dall'altro introduce un elemento di complessità nel quadro della prevenzione delle malattie infettive. leggo

La necessità di una vigilanza costante

L'episodio di Washington, per quanto isolato, aggiorna drammaticamente il catalogo dei rischi. Dimostra, al di là di ogni dubbio, che il virus dell'influenza aviaria non è un'entità statica, ma un agente in continua evoluzione, capace di esplorare nuove strade – come il ceppo H5N5 – per infrangere la barriera interspecie.

La morte del paziente, peraltro già indebolito da condizioni di salute non ottimali, sottolinea la potenziale gravità clinica di tali infezioni.

Mentre il mondo scientifico analizza i campioni virali per comprenderne meglio le caratteristiche, la priorità assoluta resta il monitoraggio attento delle popolazioni animali, serbatoio naturale di questi patogeni, e degli individui più esposti per professione o per abitudini di vita. leggo