Antinfluenzale e variante K: il nodo della protezione incompleta
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Redazione Salute
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Le perplessità che da settimane circolavano tra gli addetti ai lavori riguardo all’efficacia del vaccino stagionale trovano, purtroppo, un fondamento oggettivo nei dati epidemiologici.
La comparsa della variante K del virus influenzale A (H3N2), individuata soltanto dopo che la produzione dei vaccini era già stata ultimata, ha creato una problematica di non poco conto.
Il siero disponibile, sviluppato sulla base dei ceppi circolanti nella scorsa stagione nell’emisfero australe – secondo una prassi consolidata da decenni –, non è infatti in grado di garantire un’immunità completa contro questa nuova mutazione, lasciando una fetta di popolazione potenzialmente più esposta.
Una situazione che, come evidenziano i numeri in crescita, impone una riflessione sulla flessibilità dei processi produttivi di fronte all’evoluzione, per sua natura imprevedibile, degli agenti patogeni. rifday +3
Il quadro nazionale: Sardegna in testa, picco in arrivo
La penisola è infatti nel pieno di un’ondata influenzale anticipata e vigorosa, con la Sardegna che detiene il primato poco invidiabile di regione più colpita, arrivando a registrare 13,1 casi ogni mille assistiti, un dato significativamente superiore alla media nazionale fissata a 10,4.
A seguire, superano la soglia dei dieci punti anche Campania, Lombardia, Abruzzo, Piemonte, Sicilia ed Emilia Romagna, a dimostrazione di una diffusione che non risparmia alcuna area geografica.
Gli esperti, analizzando le curve epidemiche, concordano nel ritenere che il picco dei contagi non sia ancora stato raggiunto e che probabilmente toccherà il suo apice solo nelle prossime settimane, prolungando un periodo già critico per gli ospedali e i medici di famiglia. secolo-trentino +3
Bambini e non vaccinati: le categorie più vulnerabili
A fare le spese di questa circolazione virale particolarmente intensa, che comprende non solo i virus influenzali A e B ma anche Rhinovirus, Covid-19 e agenti parainfluenzali, è soprattutto la popolazione pediatrica.
L’incidenza maggiore di infezioni respiratorie acute si osserva infatti nei bambini, con una concentrazione preoccupante nella fascia d’età tra zero e quattro anni, dove i sintomi – che includono febbre alta e tosse persistente per diversi giorni – risultano spesso particolarmente debilitanti.
Un fenomeno, questo, che ha immediate ripercussioni sociali, svuotando in maniera sensibile le classi scolastiche.
A essere colpiti, come sottolineano i pediatri, sono in larga parte coloro che non hanno ricevuto la profilassi, confermando come la vaccinazione, sebbene con i limiti imposti dalla variante K, rimanga uno strumento cruciale per mitigare gli effetti dell’epidemia. sky +3
La complessità del sistema immunitario e il ruolo del microbiota
Oltre alla questione vaccinale, l’attenzione della ricerca si rivolge sempre più verso fattori individuali che possono influenzare la risposta alle infezioni.
In questo panorama, un sostegno decisivo alle difese dell’organismo arriva dallo stato di salute del microbiota intestinale, un ecosistema complesso la cui equilibrio è riconosciuto come fondamentale per modulare l’immunità.
La sua disbiosi, ovvero un’alterazione della composizione batterica, potrebbe infatti rendere l’individuo più suscettibile ai patogeni respiratori o aggravare il decorso della malattia.
Questo aspetto, che apre a considerazioni più ampie sugli stili di vita e l’alimentazione, si aggiunge quindi al mosaico di elementi da considerare per affrontare una stagione influenzale che si sta rivelando, per molte ragioni, particolarmente impegnativa. rifday +3




