Immigrazione, l'Ue stringe su rimpatri e Paesi sicuri: il modello Albania diventa prototipo
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Redazione Esteri
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Con l'approvazione degli ultimi provvedimenti da parte del Consiglio europeo Giustizia e Affari Interni, la rotta delle politiche migratorie dell'Unione imbocca una svolta netta, improntata a una maggiore severità nelle procedure di rimpatrio e nell’ampliamento della lista degli Stati considerati sicuri per le richieste di asilo.
Questa evoluzione normativa, che attua i principi del Patto sulla migrazione siglato nel 2024, recepisce e legittima esperienze già avviate da alcuni Stati membri, conferendo loro una cornice comunitaria.
L’Italia, in particolare, vede nella decisione di Bruxelles un avallo significativo della propria strategia, dopo aver sperimentato un accordo bilaterale per la gestione dei flussi migratori con Tirana. laverita +3
Un contesto normativo più rigido
Il pacchetto di misure adottato modifica sensibilmente il quadro precedente, introducendo criteri più stringenti per le procedure di rimpatrio e ridefinendo il concetto di Paese terzo sicuro, il che permetterà di respingere con maggiore facilità i richiedenti asilo verso nazioni considerate tali.
Queste modifiche, che comportano un aumento delle misure sanzionatorie e detentive per coloro che non ottengono protezione internazionale, hanno sollevato critiche da parte di organizzazioni che si occupano di diritti.
L’Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione, ad esempio, ha parlato in un suo comunicato di “interventi peggiorativi” e di una “mortificazione dei diritti fondamentali”, evidenziando come il testo approvato dal Consiglio dell’Ue presenti diverse criticità, specialmente in relazione alla realizzazione dei cosiddetti “return hubs” in territori esterni all’Unione. askanews +3
La ratifica del modello italiano
L’aspetto più rilevante, per la politica interna italiana, risiede nell’implicito riconoscimento europeo di quanto già messo in pratica dal governo.
L’intesa con l’Albania, che prevede la gestione in centri sul territorio albanese di alcune procedure per i migranti soccorsi in mare, viene ora interpretata come un potenziale prototipo per future collaborazioni con altri Paesi terzi.
«Si tratta di una vittoria del governo Meloni», ha commentato una esponente di Fratelli d’Italia, sottolineando come la linea perseguita a livello nazionale abbia trovato conferma nelle stanze di Bruxelles.
Anche un deputato del partito di maggioranza ha parlato di un “grande lavoro” portato avanti dall’Italia, che avrebbe contribuito a riportare il Mediterraneo al centro dell’agenda europea. sky +3
I dati e lo scenario operativo
La spinta verso un sistema di rimpatri più efficiente e rapido sembra rispondere anche a una oggettiva difficoltà operativa. Dai dati diffusi risulta, infatti, che nei primi tre mesi di applicazione di alcune procedure, le espulsioni effettivamente eseguite non abbiano superato il venticinque per cento del totale.
Questo divario tra obiettivi dichiarati e risultati concreti ha alimentato la ricerca di meccanismi più spediti, che la nuova normativa intende promuovere.
La creazione di hub in Paesi terzi, ispirata al modello albanese, rappresenta uno degli strumenti con cui si spera di colmare questa lacuna, delegando parte delle procedure a strutture esterne al territorio dell’Unione Europea e accelerando i tempi per le decisioni sulle richieste di protezione internazionale. blogsicilia +3




