Migranti, la rotta del Mediterraneo centrale resiste nonostante il calo generale degli arrivi in Ue
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Redazione Interno
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I dati preliminari diffusi da Frontex, che coprono il periodo da gennaio a novembre del 2025, disegnano un quadro europeo dai contorni contrastanti, sebbene nel suo complesso registrino una flessione significativa.
Gli ingressi irregolari nei ventisette Stati membri, infatti, sono diminuiti di un quarto rispetto allo stesso periodo del 2024, toccando la soglia di circa 167.000 persone.
Un calo che, se analizzato nella sua interezza, sembrerebbe indicare una maggiore efficacia delle politiche di controllo delle frontiere esterne, un risultato spesso rivendicato dalle capitali che spingono per un approccio più restrittivo.
Tuttavia, scavando oltre la superficie delle cifre aggregate, emerge con forza l'immutata centralità di quel braccio di mare che da anni rappresenta l’epicentro della pressione migratoria verso il continente. adnkronos +3
Il dato che preoccupa Bruxelles
Proprio mentre alcune rotte secondarie, come quella dell'Africa occidentale e dei Balcani occidentali, hanno visto crolli anche del sessanta e del quarantatré per cento, il Mediterraneo centrale ha mantenuto una tenacia impressionante.
Il corridoio che collega le coste nordafricane all’Italia, e in misura minore a Malta, è rimasto di gran lunga il più trafficato, essendo responsabile da solo di quasi il quaranta per cento di tutti gli arrivi irregolari nell’Unione.
La riduzione degli attraversamenti su questa rotta, peraltro, è stata marginale, fermandisi all’esiguo uno per cento, una percentuale che suona come un monito per le istituzioni comunitarie.
Questo esiguo decremento, infatti, sembra smentire la presunta efficacia risolutiva degli accordi con i paesi di transito e delle missioni navali, le cui ingenti risorse finanziarie non hanno scalfito in modo sostanziale il business dei trafficanti. vita +3
Un confronto con il passato e le dinamiche attuali
Se si paragona il dato attuale con i picchi della cosiddetta crisi migratoria del 2015, quando gli ingressi superarono il milione, la diminuzione appare marcata e incoraggiante per molti governi.
Allo stesso tempo, il confronto con il 2023, anno in cui si contarono oltre 330.000 arrivi, conferma una tendenza al ribasso che ormai perdura da diversi esercizi.
Ciò che cambia, semmai, è la geografia dei flussi, con rotte che si attenuano per poi riemergere sotto altre forme, e con strategie di contrasto che devono continuamente adattarsi alla mobilità dei network criminali.
La relativa stabilità della rotta centrale dimostra, al di là di ogni retorica, la complessità strutturale di un fenomeno che affonda le radici in instabilità politiche ed economiche di lungo periodo, le quali non si risolvono con il solo pattugliamento in mare. renewablematter +3
L’impatto delle politiche nazionali sul quadro Ue
L’enfasi posta da alcuni Stati membri, primo tra tutti l’Italia, su accordi di riammissione e su un linguaggio politico volto a scoraggiare le partenze, ha indubbiamente influenzato l’agenda comune, spingendo verso una maggiore rigidità.
Questa linea, che alcuni osservatori hanno definito la “cura italiana”, ha trovato terreno fertile in un’Europa sempre più sensibile ai temi della sicurezza interna, come dimostra il calo generalizzato.
Parallelamente, anche oltreoceano si registrano sviluppi che sembrano muoversi nella stessa direzione, con l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha recentemente implementato politiche di esternalizzazione della gestione dei richiedenti asilo, richiamando modalità già sperimentate nel Vecchio Continente.
Tali dinamiche, tuttavia, non hanno ancora prodotto un vero capovolgimento di fronte nel Mediterraneo, dove il lavoro delle forze dell’ordine si intreccia, spesso in maniera drammatica, con le cronache di naufragi e salvataggi, i cui risvolti giudiziari continuano a tenere impegnati i tribunali di mezzo continente. italiaoggi +3




