Sciopero generale Cgil del 12 dicembre, trasporti e servizi in tilt contro la manovra
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Redazione Interno
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La decisione di scendere in piazza, che troverà il suo culmine in una manifestazione nazionale a Roma, non nasce da un malcontento generico ma da numeri precisi, i quali dipingono un quadro preoccupante per il mondo del lavoro.
Basti considerare, per averne un’idea chiara, il dato sui contratti a termine in costante aumento, quello sulla cassa integrazione straordinaria che è più che raddoppiata rispetto a due anni fa e il ricorso alla Naspi che continua a crescere.
Sono queste, del resto, le coordinate che hanno spinto il sindacato a proclamare la mobilitazione, definita come una risposta necessaria a quella che viene giudicata una legge di Bilancio profondamente ingiusta.
La protesta, che si annuncia articolata e partecipata, toccherà infatti diversi settori nevralgici, dalla scuola alla sanità fino ai trasporti, con ripercussioni inevitabili sulla quotidianità dei cittadini. repubblica +3
Il quadro nazionale e gli impatti sui trasporti
Mentre a livello nazionale si registrano adesioni significative nel trasporto ferroviario e in quello pubblico locale, la situazione appare a macchia di leopardo, con alcune città che garantiscono un servizio ridotto e altre, invece, che subiranno uno stop pressoché totale.
A Roma, per fare un esempio concreto, il trasporto cittadino non sarà interessato dallo sciopero poiché Atac e gli altri operatori locali hanno già incrociato le braccia pochi giorni prima, il 9 dicembre; un’ulteriore astensione, come è stato fatto notare, avrebbe violato il principio di rarefazione delle proteste sancito dalle norme.
Discorso diverso, invece, per i collegamenti extraurbani gestiti da Cotral, che hanno invece aderito alla mobilitazione, creando così un disallineamento che complicherà gli spostamenti di chi deve muoversi da e verso la capitale. repubblica +3
Il focus sull'Emilia-Romagna e le parole di Landini
La tensione è particolarmente palpabile in regioni come l’Emilia-Romagna, dove i tavoli di crisi aperti sono circa cinquanta e i lavoratori il cui posto è in bilico si stimano attorno alle diecimila unità.
Sono numeri che danno la misura concreta di una difficoltà diffusa, alla quale il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha inteso rispondere con forza.
Landini, che guiderà il corteo di Firenze, ha elencato senza mezzi termini gli obiettivi della protesta: aumentare salari e pensioni, chiedere la restituzione di quelle che stima essere 25 miliardi di tasse pagate in più negli ultimi tre anni da milioni di italiani a causa del cosiddetto drenaggio fiscale e tassare in modo progressivo rendite e profitti.
“Basta flat tax, è inaccettabile”, ha dichiarato, ponendo così una netta linea di demarcazione con le politiche economiche del governo. ilrestodelcarlino +3
La reazione del governo e lo scontro politico
La risposta del governo, per voce del ministro per i Rapporti con il Parlamento, non si è fatta attendere ed è stata di netta contrapposizione. Attaccando direttamente Landini, il ministro ha espresso scetticismo sulla sua buona fede e ha ironizzato sulla frequenza delle proteste, affermando di aver perso il conto degli scioperi indetti.
Le sue parole, che accusano la Cgil di non agire come un sindacato ma di assumere un ruolo politico, confermano come lo sciopero non sia visto solo come un momento di contrattazione ma come uno scontro più ampio sulla direzione delle politiche economiche e sociali del paese.
Uno scontro che, inevitabilmente, si riverbera sulla vita delle persone, costrette a fare i conti con i disagi delle mobilitazioni mentre seguono un dibattito sempre più polarizzato. lastampa +3




