Influenza, un conto da miliardi: in Piemonte la metà degli anziani non si vaccina
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Redazione Salute
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L'influenza stagionale, troppo spesso percepita come un malanno banale, rappresenta in realtà un vero e proprio macigno per la sanità pubblica e per l'economia del paese, come dimostrano i numeri che ogni anno ne quantificano l'impatto devastante.
In Italia, infatti, si stimano tra gli 8.000 e i 17.000 decessi direttamente riconducibili a questa patologia, a cui vanno aggiunti oltre 45.000 ricoveri ospedalieri che potrebbero essere evitati con una maggiore azione preventiva.
Il conto economico, del resto, è altrettanto gravoso e si attesta tra i 3,5 e i 4 miliardi di euro di spesa complessiva, una cifra che comprende sia i costi diretti per le cure sia quelli indiretti, legati soprattutto alla perdita di produttività.
Ognuno dei quali, come evidenziato dagli studi, ammonta a circa 327 euro per ogni lavoratore colpito, un dato che si somma a un onere sociale complessivo stimato in circa mille euro per persona. torinocronaca +2
La fotografia desolante delle coperture vaccinali
A fronte di un quadro dai costi umani e finanziari così elevati, la risposta in termini di prevenzione appare largamente insufficiente, come emerge con chiarezza dal caso piemontese.
Nella regione, nonostante le ripetute campagne di sensibilizzazione, soltanto la metà delle persone over 65 – che sono tra le categorie più a rischio di complicanze gravi – sceglie di proteggersi con il vaccino antinfluenzale.
Una situazione che, peraltro, non è limitata alla sola influenza ma si estende anche ad altre vaccinazioni cruciali per gli adulti e i fragili, come quelle contro lo pneumococco e l'herpes zoster, le cui coperture restano ben al di sotto delle soglie minime raccomandate.
Una tendenza che, come è stato osservato, denota una preoccupante distanza dall'idea di una prevenzione interiorizzata, la quale rappresenterebbe invece un indice di civiltà e di responsabilità collettiva. torinoggi +2
La strategia regionale tra innovazione e organizzazione
Per invertire questa rotta, la Regione Piemonte ha delineato una strategia articolata su tre direttrici principali, illustrate dall'assessore alla Sanità Federico Riboldi.
La prima punta a garantire l'accesso all'innovazione, attraverso vaccini "su misura" studiati per rispondere meglio alle esigenze della popolazione adulta e di quella più vulnerabile. La seconda riguarda l'ottimizzazione dei modelli organizzativi, al fine di rendere l'offerta vaccinale più efficiente e capillare sul territorio.
La terza, non meno importante, è incentrata sulla realizzazione di campagne di comunicazione mirate e persuasive, capaci di superare le resistenze e di informare correttamente i cittadini.
Obiettivo dichiarato di questo piano, come ha ribadito Riboldi, è quello di trasformare il Piemonte in "una delle regioni più protette" del paese, una sfida ambiziosa ma non più rimandabile. torinoggi +2
Il valore moltiplicatore della prevenzione
La posta in gioco, del resto, giustifica ampiamente ogni sforzo, considerando che – secondo il parere unanime degli esperti – ogni euro investito in attività di prevenzione vaccinale genera un risparmio triplo per l'intero sistema sanitario nazionale.
Un rapporto costo-beneficio che rende ancor più evidente l'irrazionalità dei bassi tassi di adesione attuali, i quali non solo espongono migliaia di individui a rischi concreti per la salute ma scaricano sul tessuto sociale ed economico un peso insostenibile e in gran parte evitabile.
La sfida, quindi, non è solo sanitaria ma anche culturale, perché chiama in causa la capacità di cogliere il valore collettivo di un gesto individuale, quale è appunto la vaccinazione. torinocronaca +2




