Bernini e la bufera su "poveri comunisti": reazioni politiche e il nodo del semestre filtro

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Redazione Interno Redazione Interno   -   La ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini si trova al centro di un acceso dibattito dopo le dichiarazioni rese durante Atreju, la convention dei giovani di Fratelli d’Italia, dove ha apostrofato alcuni studenti contestatori definendoli “poveri comunisti”, espressione che riecheggia una celebre citazione.

L’episodio, lontano dall’esaurirsi come una semplice nota di colore, ha immediatamente innescato un meccanismo di reazioni a catena che coinvolge il mondo accademico e la politica, sollevando interrogativi sullo stile del confronto e, soprattutto, sulle politiche in atto, a partire dalla contestatissima riforma del cosiddetto “semestre filtro” per l’accesso ai corsi di Medicina. virgilio +3

La reazione del mondo universitario e studentesco

Dal territorio, in particolare da Ferrara, sono giunte voci di forte critica, con Adi e Link che hanno espresso pubblicamente una “forte preoccupazione” e definito “vergognose” le affermazioni del ministro, chiedendo che ne prenda le distanze.

Tali organizzazioni, che pure non rappresentano la totalità degli studenti, pongono l’accento su una percezione di svilimento del dialogo, ritenendo che l’uso di quelle parole abbia oltrepassato il limite di un confronto politico legittimo per scivolare in una personalizzazione della polemica.

D’altro canto, alcune ricostruzioni dei fatti hanno descritto i contestatori non come studenti “normali”, bensì come “i soliti noti universitari rossi in cerca dello scontro”, una narrazione che cerca di spostare l’attenzione dalla sostanza delle proteste alla natura ideologica dei dimostranti. estense +3

L’attacco frontale dal mondo medico e la difesa della riforma

La discussione si è intrecciata con il merito stesso della riforma che ha scatenato le proteste, trovando sostenitori inaspettati in alcune figure di spicco della medicina.

Se Roberto Burioni aveva già rivolto una requisitoria, soprattutto ai genitori, sulla necessità di percorsi selettivi, è stato Matteo Bassetti a lanciare un attacco diretto agli aspiranti medici attraverso un video sociale.

Il suo giudizio, senza mezzi termini, ha sostenuto che “non abbiamo bisogno di medici che di fronte alle difficoltà di un esame non passato vanno a protestare, abbiamo bisogno di medici che sappiano soffrire”.

Un’affermazione che, al di là delle intenzioni, ha il sapore di una generalizzazione e che di fatto legittima, da una prospettiva diversa, la necessità di un filtro severo, implicitamente difendendo le scelte operate dal dicastero nonostante il caos applicativo denunciato da molti. secoloditalia +3

La richiesta di scuse e il cuore della protesta studentesca

Dal Partito Democratico è arrivata, invece, la richiesta formale che la ministra Bernini chieda scusa agli studenti, correggendo al contempo una riforma definita “disastrosa”.

La posizione del partito di opposizione sottolinea come la ministra, invece di fare ammenda per quella che viene giudicata una “scomposta e imbarazzante reazione”, abbia insistito associando gli studenti a figure come Landini e Schlein.

La replica del Pd punta a scindere la protesta dalle dinamiche partitiche, affermando che le ragioni del malcontento sono concrete e precedenti alla polemica: agli studenti, si sostiene, era stato annunciato l’abolizione del numero chiuso e dei test a crocette, ma il sistema attualmente proposto, secondo loro, non solo mantiene entrambi gli elementi ma li peggiora, creando disordine e rischiando di far perdere un anno accademico a una larga parte dei candidati.

È questa, in definitiva, la questione di fondo che rischia di rimanere soffocata dal rumore della polemica politica. avantionline +3