L’attacco alla petroliera Dashan, una pagina dell’ombra nel Mar Nero
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Redazione Esteri
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L’azione dei droni navali ucraini, che nella notte ha centrato il fianco della petroliera Dashan nel Mar Nero, disegna una nuova mappa dei conflitti marittimi, lontana dai fronti terrestri ma non per questo meno significativa.
La nave, che procedeva a tutta forza con il sistema d’identificazione spento mentre attraversava la zona economica esclusiva dell’Ucraina diretta a Novorossijsk, è stata raggiunta da una serie di esplosioni nella sezione di poppa, riportando danni – stando alle fonti di Kiev – tali da comprometterne irrimediabilmente l’operatività.
Quella che viene definita, non a caso, una “flotta ombra”, composta da unità battenti bandiere complacenti come quella delle Comore, costituisce da mesi il bersaglio di una campagna sistematica portata avanti dai servizi ucraini, i quali mirano a interdire i canali attraverso cui Mosca esporta greggio, eludendo le sanzioni occidentali, per finanziare le proprie operazioni militari. notiziegeopolitiche +3
La strategia dei droni “Sea Baby” e il bersaglio della flotta ombra
I cosiddetti “Sea Baby”, droni marini sviluppati congiuntamente dall’intelligence e dalla Marina ucraina, rappresentano ormai uno strumento tattico consolidato, la cui efficacia si misura nella capacità di colpire obiettivi mobili e ben protetti in acque internazionali.
L’attacco alla Dashan, già sotto sanzioni dell’Unione Europea e del Regno Unito, segue una logica precisa, quella di minare la logistica energetica russa colpendo non le infrastrutture portuali, bensì i vettori stessi del trasporto.
La scelta di navigare a transponder spento, del resto, è una pratica comune a molte di queste petroliere, le quali, operando in una zona grigia del diritto marittimo, tentano di oscurare rotte e carichi per confondere il tracciamento internazionale. lastampa +3
Le implicazioni operative e il silenzio di Mosca
Sebbene il Cremlino mantenga un riserbo pressoché totale su episodi del genere, limitandosi a parlare genericamente di attacchi terroristici respinti, i danni inflitti alla Dashan appaiono, dalle immagini diffuse, di notevole entità.
L’obiettivo dichiarato dalle autorità di Kiev non è solo quello di infliggere perdite economiche, ma di rendere progressivamente insostenibile l’utilizzo del Mar Nero come corridoio per l’export di idrocarbari, costringendo la marina mercantile russa, o quella che le fornisce copertura, a ridefinire completamente le proprie rotte.
Un’operazione che, al di là del singolo episodio, contribuisce a logorare le risorse nemiche, imponendo costi aggiuntivi in termini di assicurazioni e tempi di navigazione. ilmessaggero +3
Il contesto geopolitico e la nuova guerra asimmetrica in mare
Questa vicenda si inserisce in un quadro più ampio, dove la guerra convenzionale si intreccia con una battaglia economica e tecnologica condotta con mezzi innovativi.
L’utilizzo di droni navali, capaci di percorrere centinaia di miglia nautiche in autonomia, sta ridefinendo il concetto stesso di controllo marittimo, tradizionalmente appannaggio delle marine militari con grandi flotte.
La risposta ucraina, dunque, non si limita alla difesa delle coste ma proietta la sua capacità offensiva ben al di là delle acque territoriali, prendendo di mira quel tessuto connettivo commerciale che sostiene lo sforzo bellico avversario.
In un momento in cui l’attenzione globale è catalizzata da altri teatri, come le recenti elezioni negli Stati Uniti che hanno riconfermato Donald Trump alla Casa Bianca, questi eventi nel Mar Nero ricordano come il conflitto proceda su molteplici dimensioni, spesso meno visibili ma altrettanto decisive. mediaset +3




