La svolta nel dipartimento di Stato: Rubio seppellisce il Calibri e ripristina il Times New Roman

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ESTERI

Redazione Esteri Redazione Esteri   -   Una circolare amministrativa, apparentemente minuta, ha sancito un cambiamento significativo nelle cancellerie diplomatiche americane, dove il segretario di Stato Marco Rubio ha imposto l’abbandono immediato del font Calibri per un ritorno integrale al Times New Roman.

Quella che, a una prima occhiata, potrebbe sembrare una mera questione di stile grafico, si rivela invece una scelta densa di significato politico, la quale interrompe bruscamente un percorso intrapreso soltanto due anni fa per ragioni di accessibilità.

Il Calibri, infatti, era stato adottato nel 2023 dopo una precisa valutazione che ne aveva riconosciuto la superiore leggibilità per individui con disabilità visive o disturbi come la dislessia, grazie alle sue linee “sans serif”, più pulite e meno ornate delle cosiddette “grazie”. adnkronos +3

La direttiva di Rubio, che non fa mistero di riflettere l’indirizzo dell’amministrazione Trump, motiva il ritorno al passato con l’esigenza di ripristinare un’estetica di potere, formale e percepita come più professionale, quella appunto incarnata dal classico Times New Roman.

Il font appena bandito viene bollato, in ambienti governativi, con epiteti quali “troppo inclusivo”, “radicale” e persino “uno spreco”, etichette che lo collocano nel più ampio ventaglio di quelle politiche definite, spesso con accezione spregiativa, come “woke”.

È chiaro, pertanto, che l’operazione va ben oltre la scelta di un carattere tipografico, configurandosi piuttosto come un atto simbolico volto a cancellare un’eredità specifica della precedente amministrazione, considerata un indebolimento dei canoni tradizionali della rappresentanza istituzionale. ilgiornale +3

La decisione conferma come la cosiddetta “guerra al woke”, portata avanti con vigore da quando Donald Trump è di nuovo presidente degli Stati Uniti, non conosca tregua e si spinga a scrutinare anche gli aspetti più capillari della macchina federale, alla ricerca di quei “residui” da epurare.

La scelta del Calibri, che per anni è stato il carattere predefinito in molte suite per ufficio soppiantando proprio il Times New Roman, diventa così l’ultimo bersaglio di una crociata culturale che interpreta persino la tipografia come un campo di battaglia ideologico.

Si tratta di un segnale, tra i molti, che indica la volontà di marcare una discontinuità netta non solo nelle politiche ma anche nei simboli e nel linguaggio visivo dello Stato, privilegiando un’idea di rigore che passa attraverso forme consolidate e tradizionali. lastampa +3