La Stampa e il Piemonte, la sfida di tenere insieme testata e territorio

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INTERNO

Redazione Interno Redazione Interno   -   La promessa, netta, arriva dall’incontro tra le massime istituzioni regionali e i rappresentanti delle redazioni torinesi: «Faremo il possibile perché La Stampa rimanga un patrimonio di Torino e del Piemonte».

Il governatore Alberto Cirio e il sindaco Stefano Lo Russo hanno così risposto all’appello lanciato dopo l’ufficialità della vendita del gruppo Gedi, che controlla il quotidiano fondato nel 1867 insieme a La Repubblica e altri asset.

Una presa di posizione che, al di là delle intenzioni dichiarate, segna l’ingresso formale della politica locale in una vicenda che trascende i confini nazionali, dato che l’acquirente è l’armatore ed editore greco Theodore Kyriakou.

La trattativa, che vede gli Elkann cedenti, ha scatenato reazioni diverse, con parti politiche che hanno invocato l’intervento dello Stato attraverso strumenti come il golden power, sebbene le autorità governative abbiano già avviato un loro percorso di confronto. notiziegeopolitiche +3

Il governo interroga i vertici, tra posti di lavoro e indipendenza

Proprio sul versante nazionale, il Sottosegretario all’Informazione e all’Editoria Alberto Barachini ha incontrato i vertici del gruppo, chiedendo – come riporta un comunicato ufficiale – “elementi informativi” puntuali sulla cessione.

Durante il colloquio, Barachini ha sollecitato impegni precisi, ovvero l’inserimento nei futuri accordi di clausole che tutelino i livelli occupazionali e, non secondario, la garanzia dell’indipendenza editoriale delle testate coinvolte.

Queste, viene sottolineato, costituiscono un “importante asset” per il pluralismo informativo italiano, un valore che la politica ritiene di dover preservare nella transizione di proprietà, anche se gli strumenti a sua disposizione rimangono in questa fase di natura essenzialmente di monitoraggio e pressione. rainews +3

Le proteste in piazza, Milano si ferma e pensa all’editoria

La mobilitazione non si è limitata ai palazzi del potere, trovando spazio anche nelle piazze attraversate dallo sciopero generale indetto dalla Cgil. A Milano, il corteo partito da Porta Genova e diretto a piazza della Scala ha visto in testa i segretari sindacali e una partecipazione massiccia di categorie come i metalmeccanici.

Tra le ragioni della protesta, accanto alle vertenze contrattuali, è comparsa anche la solidarietà attiva verso i lavoratori di Gedi e de La Stampa, unendosi idealmente alle preoccupazioni per il futuro che gravano sul mondo dell’editoria.

Uno sciopero che, quindi, ha mescolato rivendicazioni tradizionali a temi più specifici, mostrando come la questione della proprietà dei giornali tocchi nervi sensibili ben oltre la cerchia degli addetti ai lavori. open +3

Una transizione sotto la lente, tra attese e incertezze

La vicenda, mentre si sviluppa, pone dunque interrogativi multipli che restano in attesa di risposte concrete. Da un lato, l’impegno politico territoriale a fare “il possibile” per ancorare La Stampa alla sua città e alla sua regione storica, una missione complessa che dovrà confrontarsi con la volontà e i piani industriali del nuovo proprietario.

Dall’altro, la richiesta del governo di garanzie su occupazione e linea editoriale, che tuttavia non si traduce – almeno per ora – in un intervento diretto per bloccare o condizionare l’operazione.

Nel mezzo, le redazioni e i dipendenti, che osservano il dibattito pubblico e le iniziative sindacali cercando di capire quale direzione prenderanno titoli che hanno segnato la storia del giornalismo italiano, in un passaggio delicato che ne ridefinirà gli assetti proprietari in un contesto economico già di per sé difficile per l’intero settore. corriere +3