Chiavari dice addio a Sandro Giacobbe, una folla silenziosa per l'ultimo saluto
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Redazione Cultura e Spettacolo
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La cattedrale di Nostra Signora dell'Orto, questo pomeriggio, ha stentato a contenere la marea di persone che, in silenzio, hanno voluto essere lì per l'ultimo saluto a Sandro Giacobbe.
L'artista, spentosi venerdì scorso dopo una lunga malattia, ha lasciato un vuoto che va ben oltre la musica, come dimostrava la commozione semplice e genuina dipinta sui volti di chi affollava la navata e il sagrato.
Una voce, la sua, che ha definito un'intera stagione romantica della canzone italiana, travalicando i confini nazionali con melodie che sono diventate colonna sonora di tante esistenze; e proprio quella misura e quella semplicità, cifre stilistiche delle sue composizioni, hanno caratterizzato anche la cerimonia funebre, un addio in tono minore per un uomo che amava la discrezione. genoacfc +3
Un ricordo tra la gente comune e i volti noti
Centinaia, forse migliaia, le persone accorse: molti erano fan, gente comune che ha cresciuto i propri figli sulle note di "Notte di ferragosto" o "Quando viene Natale", mentre altri rappresentavano il mondo dello spettacolo che con lui ha condiviso palcoscenici e successi.
Tutti, però, si sono stretti in un unico abbraccio attorno alla famiglia – la moglie, i figli, il fratello – in un gesto di partecipazione corale che andava al di là della semplice commemorazione pubblica.
Prima che il feretro facesse il suo ingresso, sul sagrato si potevano scorgere piccoli gruppi di amici di una vita, quelli che condividevano con lui anche i momenti lontani dai riflettori, intenti a scambiarsi parole sussurrate e memorie private, mentre l'aria si faceva sempre più carica di un'emozione trattenuta a fatica. libero +3
La celebrazione e il ricordo di una vita generosa
A celebrare il rito è stato don Tommaso Mazza, il quale, nel corso della sua omelia, non si è limitato a ricordare l'artista di successo ma ha voluto sottolineare, con parole chiare e dirette, il lato meno noto di Giacobbe: l'impegno silenzioso in opere di beneficenza, la generosità che ha costellato la sua vita anche quando nessuna telecamera era puntata su di lui.
Un aspetto, questo, che per molti in chiesa non costituiva una rivelazione ma piuttosto la conferma di una qualità umana che avevano avuto modo di conoscere da vicino.
Il figlio Andrea, dal canto suo, ha portato la sua testimonianza affettiva, disegnando il ritratto di un padre presente e affettuoso, la cui eredità più grande non risiede nei dischi venduti ma negli insegnamenti e nell'amore trasmessi in famiglia, un ricordo che ha sciolto in pianto molti dei presenti. libero +3
L'emozione che travalica lo schermo
Quel lutto, del resto, aveva già varcato i confini privati per toccare il cuore del paese anche attraverso lo schermo televisivo, quando Mara Venier, durante l'ultima puntata di "Domenica In", si è improvvisamente interrotta, la voce spezzata da un singhiozzo incontrollabile.
Un attimo di frattura nella perfezione della diretta, un momento di autentica umanità in cui la conduttrice, simbolo del pomeriggio della Rai, ha lasciato trasparire tutto il peso di una perdita sentita come personale.
Quella reazione, così immediata e sincera, ha mostrato al pubblico, più di qualsiasi discorso ufficiale, quanto profondo fosse il legame e quanto reale il dolore per la scomparsa di un collega che era anche un amico, rendendo palpabile come certe assenze lascino un segno indelebile non solo nella storia della musica ma nelle vite di chi quella musica l'ha vissuta e condivisa. alessandria +3




