la Stampa e Repubblica, giornalisti in sciopero dopo l'annuncio di vendita di Gedi

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Redazione Interno Redazione Interno   -   La decisione è arrivata dopo un incontro, definito «sconcertante, sconfortante e umiliante», con i vertici di Gedi, durante il quale è stata confermata l'intenzione di cedere tutte le attività editoriali del gruppo[citation:2][citation:6].

I rappresentanti della proprietà, tra cui il presidente Paolo Ceretti e l'amministratore delegato Gabriele Comuzzo, non hanno fornito alcuna garanzia sul futuro delle testate, sui livelli occupazionali o sulla solidità dei potenziali acquirenti[citation:2][citation:3].

Una mancanza di risposte che ha spinto i cronisti a una protesta senza precedenti, interrompendo la pubblicazione del quotidiano torinese e l'aggiornamento del suo sito web[citation:1][citation:8]. ilsole24ore +3

Una trattativa in due tempi con compratori diversi

La holding Exor della famiglia Agnelli-Elkann, che controlla Gedi, ha infatti avviato una trattativa in esclusiva con il gruppo greco Antenna di Theodore Kyriakou, prolungata di recente per altri due mesi con l'obiettivo di chiudere l'accordo entro gennaio[citation:1][citation:3].

L'operazione, dal valore stimato intorno ai 140 milioni di euro, riguarderebbe principalmente Repubblica, il sito HuffPost e le radio del gruppo, come Deejay e Capital[citation:1][citation:4]. Il gruppo greco, tuttavia, ha già manifestato un chiaro disinteresse per l'acquisizione de la Stampa[citation:3][citation:6].

Per il quotidiano torinese, storico simbolo legato alla famiglia Agnelli, si cercano quindi compratori separati: tra le ipotesi più concrete vi sarebbe quella di una cessione a NEM, una società di imprenditori veneti che in passato ha già acquisito da Gedi alcuni quotidiani locali del Nordest[citation:3]. ilgiornaleditalia +3

Le preoccupazioni per il futuro e le infrastrutture comuni

Oltre all'incertezza sulla proprietà, a preoccupare i giornalisti sono le ricadute pratiche di uno smembramento del gruppo. Molte infrastrutture cruciali per il lavoro redazionale, dai sistemi digitali alla produzione video, sono infatti condivise all'interno di Gedi[citation:3].

Una vendita separata de la Stampa, che la priverebbe di questi supporti tecnici comuni, rischierebbe di comprometterne gravemente le operazioni, senza che sia stato ancora chiarito come verrebbero gestite tali separazioni[citation:3].

Questa situazione di ambiguità si inserisce in un contesto già teso, segnato da anni di riduzioni di costi e personale all'interno del gruppo editoriale[citation:3]. startmag +3

La reazione politica e il precedente attacco alla redazione

La bufera che investe i due maggiori quotidiani nazionali ha portato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'Informazione, Alberto Barachini, a convocare sia i vertici di Gedi che i comitati di redazione per un confronto sulla vicenda[citation:4][citation:8].

Alcuni esponenti politici si sono detti disponibili a fare da intermediari, riconoscendo la legittimità delle preoccupazioni espresse dai giornalisti sulla salvaguardia della linea editoriale e dell'occupazione[citation:4].

La protesta odierna giunge, peraltro, a pochi giorni da un grave episodio di intimidazione: lo scorso 28 novembre, infatti, un centinaio di manifestanti aveva fatto irruzione nella sede de la Stampa a Torino, imbrattando gli spazi e lanciando slogan contro i giornalisti, in un attacco condannato con forza dalle istituzioni locali e dall'Ordine nazionale dei giornalisti[citation:5][citation:10]. lastampa +3