Yascha Mounk: Trump considera alcuni partiti europei "nemici di civiltà", l'Ue riparta da Draghi
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Redazione Esteri
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La nuova amministrazione statunitense, con Donald Trump nuovamente alla guida del Paese, sta imponendo un mutamento d'epoca nei rapporti transatlantici, il cui impatto viene analizzato da studiosi del calibro del politologo Yascha Mounk.
Mounk, tra i massimi analisti delle crisi delle democrazie liberali e dell'ascesa dei populismi, aveva già lanciato i propri moniti all'inizio del 2025, sottolineando come la classe dirigente europea debba "rivedere radicalmente il proprio modello mentale" di fronte all'atteggiamento dichiaratamente anti-europeo del presidente.
Una riflessione che, se da un lato coglie le buone ragioni di un continente spesso percepito come interlocutore riluttante, dall'altro non può ignorare una realtà strategica profondamente alterata, nella quale alcuni movimenti politici del Vecchio Continente vengono considerati, secondo l'interpretazione di Mounk, veri e propri "nemici di civiltà" dalla Casa Bianca. corriere +3
La fredda strategia di Washington e il congelamento dei vertici
Questa radicale riconfigurazione si è tradotta in gesti concreti e plateali, che hanno gelato le diplomazie europee. Trump ha infatti respinto senza esitazioni gli inviti a partecipare a un vertice a Parigi e a un successivo appuntamento a Berlino, destinati a discutere il sostegno a Kiev, imponendo piuttosto la propria agenda.
Il messaggio è stato netto e senza spazio per fraintendimenti: la fase delle trattative è chiusa, e la sua presenza sarebbe stata contemplata esclusivamente per la firma di un accordo di pace che rispecchi le condizioni avanzate dal collega russo Vladimir Putin.
"Il piano di pace è quello che conoscete: prendere o lasciare", è stata la sintesi efficacemente comunicata ai leader europei e al presidente ucraino, segnando una frattura metodologica senza precedenti nelle consuetudini della coalizione atlantica. corriere +3
Il quadro americano: assistenza condizionata e una scadenza perentoria
Alla chiusura unilaterale del negoziato diplomatico fa eco una precisa delineazione della posizione americana sui futuri assetti di sicurezza.
Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti sarebbero disposti a contribuire con un pacchetto di assistenza all'Ucraina, ma unicamente come parte integrante di un accordo di sicurezza definitivo per porre fine al conflitto.
"Aiuteremmo con la sicurezza perché è un fattore necessario", ha specificato, circoscrivendo quindi ogni eventuale futuro supporto al perimetro di un'intesa globale che soddisfi Mosca.
Una pressione che si è fatta ancor più stringente con l'avvicinarsi delle festività, come confermato dalla portavoce della Casa Bianca, la quale ha parlato dell'irritazione del presidente e della sua insistenza per giungere a una soluzione concordata entro il prossimo Natale. insideover +3
L'Europa alla ricerca di una nuova bussola
Di fronte a questa mutata geometria del potere internazionale, che ribalta decenni di certezze, l'Unione Europea si trova costretta a ridefinire la propria autonomia strategica in tempi brevissimi.
La proposta avanzata da Mounk, e che sembra guadagnare terreno in alcuni ambienti decisionali, è quella di ripartire dal piano elaborato per la ripresa economica post-pandemica, concepito come un modello di coordinamento e di sovranità condivisa.
Si tratterebbe, in sostanza, di attingere a quello spirito di unità di intenti per costruire una politica estera e di difesa coesa, capace di affrontare non solo la minaccia russa ma anche l'incertezza dell'alleato d'oltreoceano.
Un percorso complesso, che dovrà misurarsi con divisioni interne e sensibilità nazionali spesso divergenti, in una fase storica che non ammette più esitazioni. valigiablu +3




