La partita dei chip, mentre STMicroelectronics conferma gli investimenti a Catania e arriva il miliardo dalla Bei
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Redazione Economia
-
In un momento in cui la geopolitica dei semiconduttori disegna nuove mappe del potere globale, la conferma degli investimenti di STMicroelectronics nello storico sito di Catania assume un significato che va ben oltre i confini dell’area industriale.
Il ministero delle Imprese e del Made in Italy, guidato da Adolfo Urso, ha riunito attorno a un tavolo le istituzioni locali, i vertici aziendali e le organizzazioni sindacali, per fare il punto sullo stato di avanzamento del piano industriale 2025/27.
Durante l’incontro, la multinazionale franco-italiana ha ribadito gli impegni previsti per i prossimi anni, smentendo qualsiasi impatto negativo sull’occupazione e delineando anzi un obiettivo di crescita del numero di dipendenti nel decennio a venire.
Un segnale importante, che arriva in un quadro complesso dove agli annunci istituzionali si affiancano le legittime aspettative di chi, in quella fabbrica, ci lavora. ilsole24ore +3
Il sostegno finanziario europeo e il nodo dell'autonomia strategica
La solidità di questi piani trova un sostegno concreto nell’accordo siglato con la Banca europea per gli investimenti, il cui presidente, Nadia Calviño, ha incontrato il ministro Urso ricevendo un “ottimo riscontro” sull’operazione.
Si tratta di un finanziamento da 500 milioni di euro, prima tranche di un pacchetto complessivo che raggiungerà il miliardo, destinato a potenziare la produzione in grandi volumi di chip in Italia e in Francia.
La Bei, in questo modo, concretizza la sua funzione di braccio finanziario per la competitività e, soprattutto, per l’autonomia strategica dell’Unione Europea in un settore vitale.
STMicroelectronics, fornitore cruciale per l’automotive, l’industria, l’elettronica di consumo e le infrastrutture di comunicazione, diventa così uno dei perni di una politica industriale continentale che non può più dipendere esclusivamente dalle catene di approvvigionamento asiatiche. soldionline +3
Le preoccupazioni sindacali e la richiesta di diversificazione
Tuttavia, non tutto è risolto. Accanto all’ottimismo per le risorse messe in campo, persistono questioni irrisolte che tengono alta l’attenzione dei rappresentanti dei lavoratori.
I sindacati, pur riconoscendo il valore dell’investimento europeo, continuano a sollevare dubbi circa i tremila posti di lavoro annunciati dal governo, il cui concretizzarsi appare ancora lontano e incerto.
La preoccupazione non è solo quantitativa, ma anche qualitativa: dalle organizzazioni operaie arriva una precisa richiesta di diversificare la produzione nel settore del carburo di silicio, materiale fondamentale per l’elettronica di potenza e per la transizione verso l’economia verde.
Una spinta innovativa che, se colta, potrebbe garantire al sito siciliano non solo stabilità, ma anche un ruolo da protagonista nelle tecnologie più avanzate. borsaitaliana +3
Uno sguardo al futuro tra investimenti e attese
La vicenda dello stabilimento di Catania si inserisce quindi in un doppio binario, fatto di grandi capitali internazionali e di attese locali.
Da un lato, c’è la dimensione macroeconomica e strategica, con l’Europa che mobilita ingenti somme per non rimanere indietro nella corsa tecnologica, in uno scenario internazionale dove la presidenza di Donald Trump negli Stati Uniti aggiunge ulteriori variabili di instabilità agli equilibri commerciali globali.
Dall’altro, resta la dimensione concreta del territorio, della fabbrica, delle maestranze che chiedono certezze e prospettive di lungo periodo.
Il tavolo al Mimit ha avuto il merito di tenere insieme queste due prospettive, ma il lavoro da fare resta molto, perché i finanziamenti, seppur miliardari, devono tradursi in progetti, linee di produzione e, infine, in posti di lavoro duraturi e di qualità. gov +3




