Milano, il paradosso giudiziario della torre di via Anfiteatro: legittima ma sequestrata

Milano, il paradosso giudiziario della torre di via Anfiteatro: legittima ma sequestrata
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Redazione Interno Redazione Interno   -   Via Anfiteatro, a Milano, è una di quelle strade che la città nasconde, una gola angusta lontana dal frastuono di corso Garibaldi, dove le case sembrano stringersi per sostenersi a vicenda.

Tra loro, accanto al civico 5, si è eretta una struttura che gli abitanti, con un'espressione carica di frustrazione, chiamano la "torre bianca con appendice", un volume talmente invadente da apparire come un errore di prospettiva divenuto, purtroppo, realtà.

Un muro verticale, che si libra a pochi centimetri dai balconi esistenti, taglia drasticamente luce e aria, creando quell'effetto di "coperchio buttato sul quartiere" che Silvia Ambrosoli, residente al terzo piano, descrive con parole che tradiscono un senso di impotenza. ilgiorno

Il contrasto tra sentenze amministrative e provvedimenti penali

Il paradosso, che trasforma la vicenda da questione urbanistica a rompicapo giuridico, si materializza nell'apparente contraddizione tra due diversi percorsi della giustizia.

Da un lato, il Tribunale Amministrativo Regionale e, in seguito, il Consiglio di Stato hanno pronunciato sentenze chiare, stabilendo la piena legittimità dell'intervento edilizio in via Anfiteatro 7. Dall'altro, la Procura e il giudice per le indagini preliminari hanno disposto il sequestro dello stesso stabile, trattandolo come un'opera abusiva.

"Pertanto non comprendo come sia possibile che lo stesso edificio per il giudice amministrativo possa essere considerato regolare, mentre per la Procura e per il gip è da considerarsi abusivo", commenta Anna Scavuzzo, vicesindaca del Comune di Milano con delega all'Urbanistica, sottolineando una divergenza che lascia attoniti i residenti e getta un'ombra sulle procedure. ilgiorno

Un'inchiesta che va oltre il singolo cantiere

Il provvedimento di sequestro, tuttavia, non rappresenta un mero fatto isolato, ma si inserisce in un quadro investigativo più ampio e severo, che la magistratura sta dipingendo come un atto d'accusa contro un vero e proprio "sistema".

Gli inquirenti parlano, nelle loro ricostruzioni, di una "persistente volontà di continuare a occultare" e di un'opera di "falsificazione" che avrebbe caratterizzato l'iter del progetto per un quindicennio.

A questo si affiancherebbe l'azione di quelli che vengono definiti come "gruppi di pressione", i quali controllano le operazioni immobiliari di maggior profitto, secondo un meccanismo che, nelle intenzioni degli investigatori, eroderebbe il patrimonio comune in modo sistematico.

Una visione che fa da sfondo cupo alla battaglia legale dei cittadini. ilgiorno

La beffa dei residenti tra carte bollate e vita quotidiana

Per chi vive nell'ombra permanente di quel muro, le sottigliezze giuridiche e le definizioni processuali passano in secondo piano, schiacciate dalla materialità di un danno quotidiano.

La sensazione, espressa con amarezza da molti, è quella di una beffa: un palazzo che, dopo aver stravolto la loro esistenza e il loro diritto alla luce, viene ora bloccato dalla giustizia, ma senza che questo restituisca quanto perduto.

La loro richiesta, semplice e diretta, risuona nella strada stretta: che si decida una volta per tutte se abbattere quella costruzione o se terminarla, ma ponendo fine a un limbo che ha trasformato la loro casa in un luogo opprimente.

Una vicenda, quella di via Anfiteatro, che resta sospesa tra due verità giudiziarie, mentre la torre bianca continua a fare da muto testimone a una lacerazione urbana e sociale. ilgiorno