Nuovi spari a Roma, ferito un ragazzo di 19 anni al quartiere Don Bosco

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Redazione Interno Redazione Interno   -   La notte tra l'11 e il 12 dicembre ha riportato, ancora una volta, il rombo sinistro degli spari a risuonare tra i palazzi del quartiere Don Bosco, nella periferia sud-est di Roma.

Poco dopo le due, in via Calpurnio Pisone, un giovane di diciannove anni è stato raggiunto da diversi colpi d'arma da fuoco mentre attraversava il cortile condominiale della propria abitazione, un luogo che dovrebbe essere rifugio e invece si è trasformato, in un attimo, in una trappola.

L’agguato, come spesso accade in simili circostanze, è stato fulmineo e preciso, concentrandosi sugli arti inferiori del ragazzo che, secondo le prime ricostruzioni, aveva trascorso la serata in un locale di via Tuscolana insieme ad alcuni amici.

Il ritorno a casa, un percorso quotidiano e banale, si è interrotto bruscamente con l’esplosione di almeno cinque colpi, di cui tre andati a vuoto mentre due hanno centrato il bersaglio, ferendo il diciannovenne a una gamba.

Un quartiere segnato dalla cronaca nera

L’episodio, che ha scatenato comprensibile terrore tra i residenti svegliati dal boato, non è un fatto isolato nella topografia criminale della Capitale.

La zona del Don Bosco, alle spalle di via della Togliatti, sembra infatti aver consolidato, nel corso degli anni, una fama sinistra, divenendo scenario ricorrente per agguati cruenti e regolamenti di conti che finiscono per riempire, con inquietante regolarità, le pagine delle inchieste e i provvedimenti cautelari emessi dalla magistratura.

Una storia di violenza che si ripete, lasciando sul cemento dei cortili e delle strade il segno indelebile dei proiettili e, nelle vite delle persone, un senso di insicurezza ormai cronico.

Gli investigatori della Squadra Mobile di Roma, a cui è stata affidata l’indagine, si trovano dunque a dover dipanare una matassa che si intreccia con un passato recente costellato da episodi analoghi, cercando di comprendere moventi e dinamiche in un contesto dove il muro dell’omertà, spesso, si alza alto e compatto.

Le indagini e il silenzio della vittima

Il giovane ferito, trasportato d'urgenza in codice rosso al pronto soccorso dell’ospedale di Tor Vergata, non ha fornito alcuna dichiarazione utile agli inquirenti, mantenendo un ostinato silenzio nonostante le condizioni in cui versava.

Un mutismo, il suo, che rappresenta uno degli scogli più difficili da superare per le forze dell’ordine, chiamate a ricostruire il puzzle dell’accaduto senza la testimonianza diretta della persona che, più di ogni altra, potrebbe gettare luce sui fatti.

Gli investigatori, dal canto loro, sono al lavoro per analizzare ogni dettaglio, dalla tipologia dell’arma utilizzata – probabilmente una pistola semiautomatica – alle eventuali telecamere di sorveglianza della zona, nella speranza di identificare l’autore o gli autori di un gesto che ha sfiorato, pericolosamente, l’esito fatale.

Un compito delicato, il loro, che si svolge sulle tracce di una violenza che pare ormai insediata nel territorio, pronta a esplodere nel cuore della notte.

Il peso di una violenza radicata

Quello che resta, al di là delle indagini tecniche e della caccia al responsabile, è il quadro di un quartiere che fatica a liberarsi da un’ombra lunga, dove episodi come questo non sono percepiti come fatti eccezionali ma come capitoli di una narrazione continua e violenta.

I residenti, che da tempo denunciano un degrado progressivo e una sensazione di abbandono, si ritrovano ancora una volta a fare i conti con la paura, mentre le luci delle volanti continuano a illuminare, a intermittenza, l’area dell’agguato.

La cronaca nera, con il suo carico di dolore e di interrogativi, si intreccia così con la vita di tutti i giorni, in un angolo di città dove il suono di uno sparo rischia di non sorprendere più, ma di confermare, amaramente, un copione già visto e che nessuno, tuttavia, sembra in grado di cambiare.