Influenza K, il ceppo che mette a letto l'Italia: sintomi prolungati e protezione vaccinale ridotta
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Redazione Salute
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Un nuovo sottotipo del virus influenzale A/H3N2, denominato K, sta sollevando allarmi tra gli esperti per la sua capacità di diffusione e per una sintomatologia che, come sottolinea il virologo Matteo Bassetti, può protrarsi fino a nove giorni, caratterizzandosi in alcuni casi per un «doppio picco di febbre» anche molto elevata.
La stagione in corso, che già registra un’impennata di casi con quasi settecentomila nuovi malati in soli sette giorni secondo il monitoraggio RespiVirNet dell'Istituto superiore di sanità, sembra destinata a conoscere una nuova accelerazione proprio a causa di questa variante, la cui circolazione in Europa è in rapida ascesa.
Le analisi pubblicate su riviste specializzate come Eurosurveillance spiegano come la dinamica delle epidemie stagionali dipenda da una complessa interazione di fattori, che vanno dalle condizioni climatiche – temperatura, umidità e precipitazioni – fino alla tipologia dei virus circolanti e all’immunità preesistente nella popolazione, senza trascurare l’impatto degli spostamenti delle persone.
Una trasmissibilità accentuata e il quadro sintomatico
Ciò che distingue il ceppo K, ormai protagonista di un'ondata di contagi in nazioni come il Regno Unito e atteso in Italia nelle prossime settimane, è una contagiosità più marcata.
Bassetti, nel descriverne le peculiarità, avverte che «il peggio deve ancora arrivare», indicando come il virus stia mostrando una capacità di eludere in parte le difese immunitarie.
I sintomi, oltre alla febbre che può raggiungere e superare i 40 gradi, comprendono la consueta costellazione di disturbi respiratori, dolori muscolari e spossatezza, ma con una durata media sensibilmente estesa, un aspetto che impatta significativamente sulla vita quotidiana di chi ne viene colpito e sul carico per il sistema sanitario.
L’andamento epidemiologico e le fasce più esposte
I dati dell’Iss, che segnalano un’incidenza salita a 12,4 casi per mille assistiti nella prima settimana di dicembre, fotografano una curva in netta crescita dopo un periodo di relativa calma, con un totale di circa quattro milioni di infezioni respiratorie acute dall’inizio del monitoraggio.
Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli Studi di Milano, identifica nei bambini il vero «motore» di questa corsa del virus, una fascia della popolazione in cui i contagi si manifestano con particolare frequenza e che funge da volano per la diffusione nelle famiglie.
La circolazione concomitante di altri agenti patogeni respiratori tipici della stagione invernale contribuisce a complicare il quadro clinico e diagnostico.
L’efficacia del vaccino e la gestione della malattia
Uno degli elementi critici emersi riguarda la protezione offerta dalla campagna vaccinale, che contro questo specifico ceppo risulta ridotta.
Tale fenomeno, noto e legato alla continua evoluzione dei virus influenzali, non deve però indurre a sottovalutare l’importanza della profilassi, che rimane lo strumento cardine per prevenire le forme gravi, soprattutto nelle persone fragili e negli anziani.
La cura, in mancanza di terapie specifiche se non in casi selezionati, si basa essenzialmente sul controllo dei sintomi, sul riposo e sull’idratazione, riservando il ricorso al medico alle situazioni che presentano segnali di allarme o di particolare gravità.




