L'intricata partita diplomatica tra Ucraina e Russia, tra mosse strategiche e muri ideologici

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ESTERI

Redazione Esteri Redazione Esteri   -   La ricerca di una via d'uscita dal conflitto che insanguina l'Europa orientale si configura, alla luce delle molteplici analisi geopolitiche, come un'operazione di straordinaria complessità, la cui articolazione metodologica preliminare assorbe buona parte degli sforzi diplomatici internazionali.

L'obiettivo dichiarato, che sia un cessate il fuoco, un armistizio o un duraturo trattato di pace, deve infatti fare i conti con una realtà fatta di posizioni apparentemente inconciliabili e di tattiche dilatorie, le quali alimentano dubbi sostanziali sulla reale volontà negoziale dei contendenti, in particolare di Mosca.

Non pochi osservatori, esaminando la condotta russa, segnalano come la fine delle ostilità non sembri costituire una priorità per il Cremlino, il quale avanza pretese che Kiev, in questo momento, non può permettersi di prendere in considerazione senza svuotare la propria stessa sovranità. ilfattoquotidiano +3

I tre "no" di Mosca e lo scenario strategico

Le trattative basate sul piano di pace elaborato dall'amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, con cui Kiev dialoga attivamente per trovare un punto di incontro, si scontrano contro una serie di rifiuti categorici provenienti dalla Russia.

L'Institute for the Study of War, think tank americano che monitora quotidianamente le evoluzioni belliche, ha evidenziato almeno tre elementi che autorizzano a dubitare della concreta disponibilità di Vladimir Putin a sedersi a un tavolo con l'intenzione di trattare in modo costruttivo.

Uno di essi, e non il minore, è rappresentato dalla richiesta del riconoscimento delle annessioni unilaterali dei territori ucraini, comprese quelle porzioni che le forze armate russe non hanno ancora materialmente conquistato, una posizione che configura più un ultimatum che una base per un negoziato. ildubbio +3

Il contesto ideologico e il peso della narrazione

Al di là delle mosse tattiche, permangono le radici profonde del confronto, affondate in una visione imperialista che travalica la semplice contesa territoriale.

La retorica ufficiale russa, costruita su ideologie revansciste e sulla sistematica violazione del diritto internazionale, delinea uno scenario in cui l'Europa si ritrova a dover fronteggiare, quasi in solitudine, un incubo di potenza che mira a ridisegnare con la forza i confini del continente.

La repressione del dissenso interno, del resto, è un termometro fedele dell'atmosfera che si respira in Russia, come dimostra il caso della giornalista Zhanna Agalakova, marchiata come "agente straniero" per aver collaborato a un documentario, "A Little Gray Wolf Will Come", che racconta verità scomode presentate al Rome International Documentary Festival. huffingtonpost +3

Lo stallo attuale e l'assenza di prospettive immediate

Il mosaico diplomatico, pertanto, appare gravemente incompleto, privo di quel pezzo determinante costituito da una volontà politica genuina di compromesso da parte russa.

Le recenti discussioni hanno così condotto, secondo una parte degli analisti, a una situazione di stallo che sconfina, per i più pessimisti, in un vero e proprio fallimento delle iniziative di pace.

La rigidità sulle questioni territoriali, unita alla persistenza di un obiettivo strategico più ampio e non dichiarato formalmente, rende il lavoro dei mediatori estremamente arduo, in un contesto dove le parti non mostrano alcun segnale di avvicinamento su ciò che costituisce il nodo cruciale dell'intera vicenda: la definizione dei confini e il rispetto dell'integrità di uno Stato sovrano. ildubbio +3