Regno Unito nell'ondata di super influenza, scuole adottano misure da lockdown
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Redazione Salute
-
Il Regno Unito si trova a fronteggiare un'impennata anomala e precoce di casi influenzali, un fenomeno che gli esperti non esitano a definire una vera e propria "super influenza" per la sua rapidità di diffusione e per l'impatto deflagrante sui servizi.
I dati, del resto, parlano in modo eloquente: stando all'agenzia per la sicurezza sanitaria, il tasso medio di positività è balzato in una sola settimana dall'11,6% al 17,1%, un incremento che triplica di fatto i contagi e che ha gettato il Servizio sanitario nazionale in una crisi profonda ancor prima dell'avvio del consueto periodo di massima pressione invernale.
Questo scenario, che i responsabili avevano classificato come il peggiore possibile, si sta materializzando sotto i colpi di un virus particolarmente aggressivo, il quale sta mettendo in ginocchio non solo gli ospedali, già provati dalla minaccia di uno sciopero del personale medico, ma anche il sistema scolastico, costretto a tornare a misure che sembravano appartenere al passato.
Scuole costrette a misure estreme, dal gel alle chiusure
Proprio nelle aule, dove i tassi di malattia registrati sono significativamente più alti rispetto allo scorso anno, si stanno infatti riproponendo alcuni dei provvedimenti più restrittivi del periodo pandemico, in un tentativo disperato di arginare il contagio.
Alcuni istituti, per esempio, hanno ripristinato le postazioni per l'igienizzazione delle mani, come è accaduto in una scuola di Leeds, mentre altri hanno optato per la chiusura temporanea, decisione presa da un plesso a Caerphilly.
Si tratta di interventi che, seppur localizzati, segnalano la gravità di una situazione sanitaria che sta rapidamente degenerando e che costringe le autorità a riconsiderare strumenti eccezionali in ambienti, come quelli educativi, particolarmente vulnerabili alla trasmissione di agenti patogeni.
L'appello delle autorità: responsabilità individuale per fermare il virus
Di fronte a questa ondata, le raccomandazioni delle autorità sanitarie si fanno sempre più stringenti e perentorie, spingendo per una assunzione di responsabilità da parte dei cittadini.
Chris Streather, a capo del servizio sanitario londinese, ha esortato con chiarezza chiunque avverta sintomi simil-influenzali a "rimanere a casa", evitando quindi di prendere i mezzi pubblici o di recarsi sul posto di lavoro, dove il rischio di diffondere ulteriormente il patogeno sarebbe altissimo.
L'appello, che non ammette ambiguità, si estende anche alla sfera privata e alle tradizioni festive: in caso di tosse o starnuti, si chiede esplicitamente di "rinunciare alle feste di Natale", un sacrificio considerato necessario per proteggere gli altri e per non alimentare la circolazione del virus in un momento già di per sé critico.
Un sistema sanitario sotto assedio prima del previsto
La tempistica di questa esplosione di casi, giunta con settimane di anticipo rispetto alle previsioni, rappresenta l'elemento di maggiore allarme per gli osservatori, i quali vedono il sistema sanitario nazionale già in seria difficoltà quando mancano ancora diverse settimane al picco stagionale tradizionale.
La combinazione tra l'aggressività del ceppo virale, la bassa copertura vaccinale in alcuni gruppi della popolazione e le tensioni interne al sistema, come la possibile azione di sciopero del personale, crea un mix esplosivo che rischia di paralizzare la risposta alle emergenze.
La situazione, che non ha confini rigidi e sta interessando anche altre nazioni, impone dunque una riflessione sulla preparazione alle pandemie e sulla necessità di mantenere alta la guardia anche contro minacze sanitarie più tradizionali, le quali possono rivelarsi, come in questo caso, di una potenza inattesa.




