Trump blocca gli Stati, l'intelligenza artificiale sarà regolata solo a livello federale
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Redazione Esteri
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Con un ordine esecutivo firmato nello Studio Ovale, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha impresso una svolta centralizzatrice alla governance dell'intelligenza artificiale, sottraendo ai cinquanta Stati il potere di legiferare in materia e riservando al governo federale l’autorità di definire un quadro normativo unico.
Una mossa, questa, che interviene in un contesto di iniziative legislative statali frammentate e spesso divergenti, mirando a creare quel “quadro regolatorio unico” che, secondo l’amministrazione, è indispensabile per non ostacolare l’innovazione e la competitività dell’industria americana.
Il capo di gabinetto della Casa Bianca ha spiegato, del resto, come l’intento sia proprio quello di “assicurare che l’IA possa operare all’interno di una cornice regolatoria unica, piuttosto che essere soggetta a regolamentazioni statali che potrebbero paralizzare il settore”. tomshw +3
La partita strategica e le tensioni politiche interne
Dietro la scelta presidenziale, annunciata con toni perentori, gioca un ruolo fondamentale la competizione tecnologica su scala globale, in particolare con la Cina, una nazione verso la quale Trump ha voluto lanciare un messaggio di forza affermando che gli Stati Uniti sono “molto avanti” e che qualsiasi indebolimento normativo interno costituirebbe “il più grande regalo” per Pechino.
La decisione, tuttavia, non manca di sollevare aspre critiche anche all’interno dello stesso schieramento repubblicano, laddove diversi esponenti, inclusi alcuni vicini all’orbita Maga, avrebbero preferito normative più rigide per controllare l’operato delle grandi compagnie tecnologiche, piuttosto che una deregolamentazione che passa attraverso la preclusione dell’autonomia statale. milanofinanza +3
Il meccanismo giuridico e le attese reazioni
L’ordine esecutivo, che di fatto impone un monopolio federale sulla regolamentazione del settore, attribuisce al governo nuovi e più incisivi strumenti per contestare e opporsi a quelle leggi statali che venissero considerate un intralcio alla coerenza nazionale, aprendo così la strada a una probabile ondata di ricorsi e battaglie legali.
Questo approccio, che il presidente ha difeso definendolo “una questione di buon senso” e vantando un ampio sostegno bipartisan, rischia di generare un contenzioso prolungato, dato che diversi governatori e legislature locali potrebbero non accettare passivamente la limitazione delle loro prerogative in un campo così delicato e economicamente rilevante. corriere +3
Gli equilibri e il futuro prossimo del settore
La mossa di Washington, pertanto, mentre cerca di imbrigliare il caos normativo potenziale e di fornire certezze agli ingenti investimenti in gioco, sposta il confronto dal piano legislativo dei singoli Stati a quello delle aule dei tribunali federali e del Congresso.
Senza la possibilità di intervenire autonomamente, gli Stati si troveranno a dover subire o contestare le direttive federali, in un braccio di ferro il cui esito influenzerà non solo lo sviluppo tecnologico nazionale ma anche la stessa ripartizione dei poteri tra il centro e la periferia della federazione americana, in un settore destinato a ridisegnare economia e società. huffingtonpost +3




