Giorgetti e Lagarde chiariscono sulla proprietà dell'oro, ma i toni politici restano accesi

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Redazione Interno Redazione Interno   -   In una conversazione bilaterale tenutasi a margine dell'Eurogruppo a Bruxelles, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti e la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde hanno affrontato, come ampiamente atteso, la spinosa questione legata alla proprietà delle riserve auree detenute da Bankitalia.

L'incontro, richiesto dalle parti dopo uno scambio di comunicazioni formali e contatti informali protrattisi per giorni, ha segnato una pausa di riflessione istituzionale su una vicenda che, nata in seno al dibattito sulla legge di Bilancio, aveva rischiato di innescare tensioni con l'autorità monetaria europea.

Fonti di via XX Settembre, infatti, hanno sottolineato come l'obiettivo del colloquio fosse proprio quello di "chiarire tutto", fornendo gli opportuni elementi di contesto legislativo e tecnico riguardo alla proposta avanzata in Parlamento, sebbene non siano state rese pubbliche, al momento, le specifiche conclusioni operative raggiunte durante il confronto. economymagazine +3

La genesi politica della disputa

L'origine del contendere affonda le sue radici in un emendamento alla Manovra, presentato da esponenti di Fratelli d'Italia, il quale ribadisce il concetto, peraltro già presente nella Costituzione, secondo cui le riserve d'oro della Banca d'Italia appartengono al "popolo italiano".

Questo intervento normativo, che alcuni hanno interpretato come un tentativo di rivendicare una gestione più diretta del bene, aveva sollevato perplessità a Francoforte, dove si è posto il problema di una possibile interferenza con i principi di indipendenza dell'istituto centrale e con il quadro giuridico che regola la proprietà delle riserve nell'ambito dell'Eurosistema.

La vicenda, com'è noto, si è inserita in un periodo di stallo parlamentare per il disegno di legge di bilancio, il quale, fermo al Senato da settimane, ha visto numerosi emendamenti essere riscritti o rimodulati al di fuori dell'Aula, in un lavoro di mediazione condotto dal Tesoro tra le diverse istanze della maggioranza. laverita +3

Le reazioni dopo il chiarimento

Nonostante il passo indietro compiuto dal governo, il quale, attraverso l'azione di Giorgetti, ha di fatto disinnescato il potenziale conflitto con la Bce, la componente politica che aveva promosso l'emendamento mostra di non voler abbandonare la propria linea.

Alcuni esponenti, infatti, continuano a porre l'accento sulla questione della proprietà nazionale dell'oro, associandola a una più ampia narrativa sulla sovranità economica, e sottolineando come nello statuto di Bankitalia la presenza di azionisti esteri rimanga un elemento da monitorare.

Si tratta, in altri termini, di una posizione che va oltre gli aspetti tecnico-giuridici risolti nel dialogo con Lagarde, toccando corde sensibili nell'opinione pubblica e rivelando come il tema, al di là delle necessarie rassicurazioni date all'alleato europeo, conservi una sua vitale carica simbolica e politica all'interno del dibattito domestico. ilmanifesto +3

Il contesto più ampio degli emendamenti

La querelle sull'oro, del resto, non è l'unico capitolo che ha caratterizzato la travagliata gestazione degli emendamenti alla Manovra.

Parallelamente, sono infatti emerse altre modifiche che prevedono consistenti stanziamenti, come quelli destinati a Sport e Salute, l'ente presieduto da un esponente della stessa area politica, o lo sconto sulle tasse automobilistiche che andrebbe a beneficio di una società legata a un familiare del presidente del Senato.

A questi si aggiungono gli incrementi di fondi per l'editoria, misure che, nel loro complesso, disegnano un quadro di interventi settoriali decisi lontano dalle Commissioni parlamentari, in una fase in cui il testo legislativo viene continuamente rimaneggiato in sedi extraparlamentari prima del suo ritorno in Aula per il voto finale. repubblica +3