La corsa europea ai vaccini anti-cancro a mRNA, dopo la frenata americana

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SALUTE

Redazione Salute Redazione Salute   -   Mentre gli Stati Uniti, sotto la presidenza di Donald Trump, voltano le spalle con decisione a una delle frontiere più promettenti della medicina moderna, l'Europa, e l'Italia in particolare, si trovano di fronte a un'opportunità storica, non priva di responsabilità.

I tagli del 31% ai finanziamenti del National Cancer Institute, che hanno portato al congelamento di ventidue progetti per un valore di mezzo miliardo di dollari, rappresentano infatti una brusca frenata nella corsa globale per sviluppare vaccini terapeutici a mRNA contro il cancro, una tecnologia che, dopo il successo pandemico, sta aprendo scenari inediti in oncologia.

Questo ripensamento, fondato su uno scetticismo dichiarato dalla nuova amministrazione, crea un vuoto di leadership e di risorse che altri attori sono ora chiamati a colmare, accelerando su un sentiero di ricerca già denso di sperimentazioni. airc +3

Lo stato dell'arte: oltre duecento studi in campo

Sono ben più di duecentotrenta, per l'esattezza, gli studi clinici attualmente in corso in tutto il mondo, molti dei quali concentrati proprio nel Vecchio Continente, che mirano a validare l'efficacia di vaccini a mRNA contro almeno venti tipologie tumorali diverse.

Si tratta di terapie personalizzate, progettate per istruire il sistema immunitario del paziente a riconoscere e attaccare in modo specifico le cellule cancerose, un approccio che va ben al di là della prevenzione e si configura come un vero e proprio trattamento.

I candidati più avanzati, alcuni dei quali sono ormai in dirittura d'arrivo, riguardano il melanoma, il carcinoma del polmone e quello del pancreas, patologie per le quali le opzioni terapeutiche sono spesso ancora limitate e gravate da pesanti effetti collaterali.

I risultati preliminari, per molti di essi, parlano di un profilo di sicurezza accettabile e di risposte immunitarie robuste, segnali che alimentano la speranza di poter aggiungere presto un'arma decisiva all'arsenale oncologico. fnob +3

Il momento dell'Italia: tra eccellenze e necessità di investimento

In questo panorama in rapida evoluzione, l'Italia non è semplicemente uno spettatore, ma possiede centri di ricerca e competenze che potrebbero proiettarla nel ruolo di protagonista.

Il messaggio lanciato da Napoli, durante gli incontri internazionali del Melanoma Bridge e dell'Immunotherapy Bridge, è stato chiaro e perentorio: valorizzare le eccellenze esistenti non è più sufficiente, serve un impegno finanziario coraggioso e strutturale.

La comunità scientifica nazionale, infatti, vanta ricercatori di fama mondiale e strutture all'avanguardia nello studio dell'immunoterapia, ma rischia di vedere sfumare il proprio potenziale innovativo senza un sostegno economico adeguato e una visione strategica di lungo periodo.

La sfida, dunque, non è solo di tipo scientifico, ma anche, e forse soprattutto, politico ed economico, perché tradurre le scoperte dei laboratori in terapie accessibili per i pazienti richiede investimenti ingenti e continui. ilmessaggero +3

La partita si gioca in Europa

La ritirata americana, se da un lato priva il settore di risorse fondamentali, dall'altro costringe l'Europa a fare i conti con la propria autonomia strategica in un campo ad altissimo valore aggiunto.

Diventare un nuovo polo globale, come auspicato dagli esperti, significa infatti creare un ecosistema integrato che colleghi la ricerca di base, lo sviluppo clinico e la produzione industriale, superando le frammentazioni nazionali.

Alcuni di essi, tra l'altro, sono già coinvolti in sperimentazioni di fase avanzata in collaborazione con grandi aziende farmaceutiche, un segnale della qualità del lavoro svolto.

Il traguardo, ambizioso ma raggiungibile, è quello di attrarre talenti e capitali, trasformando il continente in un hub di riferimento per l'oncologia di precisione, un settore destinato a ridefinire le cure del futuro. fnob +3