Lindsey Vonn, la storia continua a St. Moritz: a 41 anni torna al successo dopo 2830 giorni
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Redazione Sport
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La neve di St. Moritz, ieri, ha scolpito un capitolo che pochi, ormai, si aspettavano di leggere.
Lindsey Vonn, nome che evoca un’era dello sci alpino, ha riportato la sua firma in cima a un tabellone di Coppa del Mondo dopo un intervallo di sette anni e 2830 giorni, un arco di tempo in cui la sua carriera sembrava definitivamente archiviata tra i ricordi e i trofei.
Il video della sua discesa, trasmesso da Eurosport, racconta più di ogni cronaca: una prova d’autore, costruita con la sapienza di chi quelle piste le ha dominate per una generazione, dove il miglioramento è stato progressivo, curva dopo curva, fino a esplodere nella seconda metà del tracciato.
Chi ha avuto la fortuna di assistere, in quel settore decisivo, avrà certamente avuto la sensazione di un viaggio nel tempo, di fronte a una potenza e a una tecnica che sembravano consegnate agli archivi.
“Ci ha portate tutte a scuola”, ha ammesso, con il candore dell’atleta che riconosce la superiorità altrui, Sofia Goggia, giunta quarta in una gara che ha visto rinascere un mito. sky +3
Il percorso dietro il miracolo: titanio, muscoli e una preparazione meticolosa
Questa vittoria, la numero 83 di una serie sterminata, non è un episodio isolato o un colpo di fortuna, ma il punto di arrivo logico, sebbene straordinario, di un percorso tortuoso e doloroso.
La Vonn, che aveva annunciato il ritiro nell’ormai lontano 2019, ha scavato dentro di sé la volontà per un ritorno che molti giudicavano folle, affrontando prima di tutto il proprio .
Un ginocchio ridisegnato da una protesi in titanio, cinque chili e mezzo di muscoli in più aggiunti con un lavoro ossessivo in palestra, e una preparazione estiva che lei stessa ha definito la più accurata della sua vita sono i mattoni, fisici e concreti, di questo ritorno.
“Non ho mai fatto una preparazione così accurata come quest’anno”, aveva confidato pochi giorni prima della gara, in una conferenza stampa dove le sue parole, se ascoltate con attenzione, già suonavano come un preludio. Il risultato di ieri le dà ragione, trasformando quelle dichiarazioni in un manifesto di resistenza allo scorrere del tempo. sky +3
Il supporto di un compagno d’eccezione e l’ombra di un prossimo addio
Accanto a lei, in questo viaggio incredibile, c’è una figura chiave come Aksel Lund Svindal, altro gigante dello sci ormai ritirato, che rappresenta non solo un sostegno emotivo ma anche un consigliere tecnico di altissimo livello.
La loro amicizia, intrecciata a quella con altri campioni come Jannik Sinner, delinea un circolo virtuoso di esperienze condivise che evidentemente alimenta la sua motivazione.
Eppure, proprio mentre assapora questo trionfo, un’ombra si staglia all’orizzonte: il ritiro, nuovamente annunciato, per il prossimo 12 febbraio, in occasione di una gara di super-g. Una scadenza che ora, alla luce dei fatti di St.
Moritz, assume contorni paradossali e apre interrogativi sui quali l’atleta stessa ha ironizzato, lasciando intendere che nulla è mai definitivo quando la forma fisica e il desiderio di competere sono così tangibili. lastampa +3
Oltre lo sport: una vittoria che parla di rinascita personale
C’è, infine, un livello più profondo in questa impresa, che trascende i numeri e le statistiche. Lindsey Vonn ha affrontato pubblicamente, in passato, periodi di depressione, trasformando le sue fragilità in un messaggio per molti.
Questa vittoria, quindi, non è solo un capolavoro sportivo ma il simbolo di una rinascita personale totale, fisica e mentale.
Quando, al termine della discesa, le sono scese le lacrime, non piangeva solo la vittoria numero 83, ma forse anche la lunga strada percorsa per tornare a essere sé stessa, a 7679 giorni di distanza dal primo, lontanissimo successo.
Una storia, la sua, che continua a insegnare come i limiti, spesso, siano solo confini da spostare con la testardaggine dei grandi campioni. diretta +3




