Garlasco, il legale di Sempio: «La perizia non è una pistola fumante, ma d'acqua»

Garlasco, il legale di Sempio: «La perizia non è una pistola fumante, ma d'acqua»
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Redazione Interno Redazione Interno   -   Mentre l’udienza del 18 dicembre, data fissata per l’incidente probatorio, si avvicina inesorabilmente, il dibattito forense continua a infiammarsi attraverso le dichiarazioni dei legali, le quali – sebbene non possano pregiudicare l’esito del procedimento – offrono uno spaccato delle rispettive strategie difensive.

In particolare, l’avvocato Liborio Cataliotti, difensore di Andrea Sempio, ha rivolto una provocazione alla pubblica accusa e all’altra parte civile, definita in modo peculiare nel processo come "parte interessata": «Aspettiamo con curiosità – ha dichiarato – di vedere come contrasteranno il responso di questa perizia».

Cataliotti, del resto, ha già espresso un giudizio netto sull’atteso referto del consulente del giudice, liquidandolo senza mezzi termini: «Per me è una pistola d'acqua», ha affermato, sminuendo in anticipo un documento che molti attendevano come potenzialmente decisivo.

Il parere del genetista sul profilo Dna

Le dichiarazioni dell’avvocato trovano un qualche aggancio, almeno nelle intenzioni della difesa, nelle valutazioni tecniche espresse da alcuni specialisti.

Un genetista, interpellato sulla questione, ha infatti precisato come l’elaborazione biostatistica, pratica consueta in ambito forense, serva proprio a quantificare il peso probatorio di un dato.

Secondo questo parere, il profilo in questione – per quanto presenti alleli compatibili con il codice genetico di Sempio – sarebbe di tipo "misto" e, soprattutto, avrebbe un’importanza soltanto relativa.

Si tratta, in sostanza, di un elemento che da solo non potrebbe reggere il peso di un’accusa, poiché derivante da un campione incompleto e degradato, circostanza che ne limita drasticamente la forza convincente.

La posizione del consulente della difesa

Anche il consulente tecnico nominato dalla difesa di Sempio, pur riconoscendo dei meriti alla perizia del consulente del giudice, non nasconde la necessità di andare oltre.

La sua prima impressione, ha riferito, è che il documento abbia "chiarito dei punti importantissimi", ammettendo una compatibilità ma, al tempo stesso, sottolineando la natura degradata del Dna rilevato.

La conclusione, stando a questa lettura, è che dalla perizia non emerga la possibilità di distinguere tra un contatto diretto con la vittima e uno invece mediato, ad esempio attraverso un oggetto o un ambiente.

Un punto, questo, su cui la difesa intende evidentemente insistere, poiché introduce il ragionevole dubbio sull’origine di quelle tracce biologiche.

Le domande in preparazione per il 18 dicembre

Proprio in vista dell’appuntamento in aula, il lavoro degli avvocati di Sempio procede meticoloso, pagina dopo pagina. Hanno confermato di stare esaminando la perizia "riga per riga", nonostante alcune pagine mancanti all’appello, e di aver predisposto una serie di richieste di chiarimento.

Queste domande, definite "pacate" e non polemiche, non avrebbero l’obiettivo di ribaltare l’esito della consulenza ma, piuttosto, di approfondirne alcuni passaggi ritenuti meritevoli di ulteriore disamina.

È la classica preparazione di un contro-interrogatorio tecnico, volto a testare la solidità delle conclusioni dell’esperto e a evidenziarne i limiti intrinseci, in un procedimento dove ogni dettaglio può rivelarsi cruciale.