Dio è con noi, così la politica globale arruola la religione per consenso e potere

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ESTERI

Redazione Esteri Redazione Esteri   -   Quando le democrazie liberali sembrano arenarsi, incapaci di rispondere alle esigenze concrete delle persone, molti leader internazionali volgono lo sguardo verso l'alto, cercando nel sacro una legittimazione per le proprie ambizioni terrene.

È questa la trama che Peter Gomez, direttore del Fatto Quotidiano, svela presentando il nuovo numero del mensile MillenniuM, dal Titolo emblematico “Dio è con noi”.

Un'indagine che, come una cartografia del potere spirituale secolarizzato, traccia le rotte di un fenomeno ormai globale, dove la fede viene strumentalizzata per costruire consenso, giustificare conflitti e plasmare l’ordine mondiale secondo visioni spesso fondamentaliste. ilfattoquotidiano +3

Una galleria di fondamentalismi al servizio del potere

Il reportage non si limita a un'unica confessione, ma disegna piuttosto una galleria di storie e personaggi in cui la religione svolge un ruolo cardinale.

Se per anni l’attenzione dell’Occidente si è concentrata sul fondamentalismo islamico, MillenniuM mostra come questo non sia più, o non sia soltanto, l’unico a proporsi di ridisegnare i confini del mondo.

Dalle destre evangeliche statunitensi, che trovano un interlocutore privilegiato in un presidente come Donald Trump, al patriarcato di Mosca strettamente allineato con le narrative geopolitiche di Vladimir Putin, fino alla destra messianica e ultraortodossa israeliana che influenza le scelte di Benjamin Netanyahu, il quadro che emerge è quello di un’alleanza strategica tra altare e trono in versione contemporanea.

Un gioco pericoloso, che non risparmia neppure certi ambienti italiani, dove si annidano forme di cristianesimo politico pronte a sposare cause nazionaliste. ilfattoquotidiano +3

La bestemmia di chi benedice le armi

Proprio su questo punto, l’intervista a don Luigi Ciotti offre una riflessione tagliente, che colpisce al cuore la questione morale. “Usare Dio per giustificare il sangue è la bestemmia più grande”, afferma il sacerdote, condensando in poche parole l’essenza di una profanazione che ribalta il messaggio originario di molte fedi.

La bestemmia, quindi, non risiederebbe più soltanto in un’invettiva blasfema, ma nell’atto stesso di invocare il divino per benedire carri armati e politiche di esclusione, trasformando un simbolo di pace in un sigillo per la guerra.

Una deriva che, come sottolinea anche Gomez citando paradossalmente la fuga in Egitto della Sacra Famiglia, stravolge la storia stessa delle religioni, nate spesso da un anelito di liberazione e non di oppressione. ilfattoquotidiano +3

Giochi geopolitici sotto il segno del sacro

L’analisi si spinge poi oltre l’Atlantico e il Mediterraneo, toccando realtà come l’India di Narendra Modi, dove il nazionalismo religioso indù diventa collante identitario e strumento di potere.

Il mensile prova così a tessere i fili di una trama complessa, fatta di immagini, personaggi e giochi geopolitici in cui il sacro è parte integrante della cassetta degli attrezzi del leader.

Si delinea un panorama in cui l’appello a una presunta volontà superiore serve a bypassare il dibattito democratico, a galvanizzare le basi elettorali e a presentare scissioni ideologiche come crociate inevitabili.

Una dinamica che, mentre erode gli spazi del laico, rischia di inasprire gli scontri, rendendo ogni divergenza non più una semplice questione politica, ma uno scontro tra fedi e identità irrinunciabili. ilfattoquotidiano +3