Jason Collins, ex stella dell'Nba, affronta una nuova sfida: un tumore al cervello in fase terminale
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Redazione Sport
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La vita di Jason Collins, che aveva già scritto un capitolo di storia sociale nello sport, è oggi segnata da una battaglia di tutt'altra natura.
L'ex pivot, le cui tredici stagioni in Nba sono state coronate da due finali con la maglia dei New Jersey Nets, ha infatti rivelato pubblicamente di essere affetto da un glioblastoma di quarto grado, un tumore cerebrale particolarmente aggressivo e non operabile.
La notizia, che segue le dichiarazioni volutamente generiche rilasciate in precedenza dalla sua famiglia, arriva attraverso un'intervista concessa alla testata ESPN, nella quale Collins ha deciso di rompere il silenzio per parlare in prima persona della sua condizione, caratterizzata, come spesso accade in questi casi, da una prognosi estremamente severa. gazzetta +3
Una carriera e un coraggio che hanno fatto storia
Prima ancora di questo ultimo, durissimo annuncio, il nome di Jason Collins era già impresso negli annali dello sport professionistico americano.
Era infatti il 2013 quando, al termine di una lunga riflessione interiore, decise di dichiarare apertamente la propria omosessualità, diventando così il primo atleta in attività nelle quattro principali leghe statunitensi – Nba, Nfl, Mlb e Nhl – a compiere un tale passo.
Una scelta di straordinario coraggio personale, che incontrò il sostegno di figure di altissimo profilo, come quello dell'allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama, e che contribuì ad aprire un sentiero per molti altri dopo di lui.
La sua ultima stagione sul parquet, quella con i Brooklyn Nets nel 2014, fu la testimonianza concreta che una simile dichiarazione non ne aveva minato la carriera né l'accettazione negli spogliatoi, dove era apprezzato per la sua professionalità e la durezza difensiva. gazzetta +3
La diagnosi e l'approccio alla malattia
Ora, a distanza di anni dal suo ritiro, Collins si trova ad affrontare una prova forse persino più difficile, con lo stesso atteggiamento combattivo che lo distingueva in campo.
Il glioblastoma, una delle forme tumorali più letali, comporta solitamente prospettive di vita molto limitate, un dato di fatto che l'ex atleta, oggi quarantasettenne, conosce ma da cui rifiuta di farsi definire.
Nelle sue parole traspare non la rassegnazione, bensì la determinazione a lottare, quasi a voler replicare, su un terreno completamente diverso, la stessa capacità di resistenza dimostrata quando, durante la sua carriera, era chiamato a contrastare i giganti del parquet.
La sua esperienza sportiva, fatta di sacrificio e resilienza, sembra dunque fornirgli una sorta di vocabolario interiore per dare un senso a questa nuova, imprevedibile sfida. eurosport +3
Un impatto che va oltre il campo da gioco
La vicenda di Collins, per come si è dipanata negli anni, trascende ampiamente i confini dello sport. La sua prima "uscita", quella del 2013, ebbe una risonanza culturale e mediatica enorme, rappresentando un punto di non ritorno nella discussione pubblica sui diritti LGBTQ+ nel mondo dello sport professionistico.
Oggi, la sua seconda "uscita", quella riguardante la malattia, assume un significato altrettanto profondo, gettando luce su temi universali come la fragilità umana, la dignità di fronte all'avversità e il modo in cui una persona pubblica decide di gestire un momento estremamente privato e doloroso.
La sua scelta di comunicare direttamente, senza filtri, attraverso un canale come ESPN, appare coerente con il suo carattere, dimostrando ancora una volta una rara forma di onestà intellettuale che lo ha sempre contraddistinto, sia che si parlasse della sua vita personale sia che si parli ora della sua salute. sky +3




