Piazza Fontana, la verità senza giustizia che pesa su Milano
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Redazione Interno
-
Cinquantasei anni dopo, la strage che squarciò Milano e diede il via alla strategia della tensione rimane una ferita aperta, un caso giudiziario irrisolto il cui labirinto di sentenze, pur avendo accertato la matrice neofascista dell'attentato, non ha mai prodotto condanne definitive.
Quell'esplosione, che alle 16.37 del 12 dicembre 1969 trasformò la Banca Nazionale dell'Agricoltura in un luogo di orrore, causando diciassette morti e ottantotto feriti, segnò una cesura netta nella storia del paese.
La verità processuale, sebbene parziale e strappata a fatica tra inquinamenti delle prove e depistaggi reiterati, emerse in maniera netta fino alla sentenza del 2005, la quale, nella sua beffarda dichiarazione di resa della giustizia, consegnò alla nazione un frammento di ricostruzione storica inoppugnabile: a piazzare la bomba furono estremisti di destra. corriere +3
Il ricordo di una città e il memento delle vittime
La città, che non ha dimenticato i suoi caduti, ha commemorato l'anniversario con un corteo istituzionale partito da piazza della Scala e giunto nel luogo della strage, dove alle 16.37 è stato osservato un silenzio carico di memoria.
Parallelamente, un'installazione artistica dedicata alle vittime di quegli anni di piombo, composta da centotrentasette stele collegate a campane a vento, si erge come monito perché quanto accaduto non si ripeta.
Il suono discontinuo e leggero di quelle campane sembra parlare di ciascuna vita spezzata, in un dialogo ideale con le cronache del tempo che descrivevano, tra i detriti, "cappellacci sformati, di feltro scuro" e "il brandello d'una grossa calza di lana fatta in casa". corriere +3
La cronaca che racconta l'umanità colpita
Quell'umanità semplice, composta da fattori e contadini che affollavano la sede bancaria, fu travolta da una violenza insensata, i cui dettagli sono stati riportati alla luce dalla ripubblicazione del resoconto originale del Corriere.
La prosa del giornalista, asciutta e precisa, fissò per sempre l'immagine di un'orrenda normalità violata, dove oggetti quotidiani divennero relitti di una tragedia collettiva.
Quel reportage, oggi riletto, non serve a svelare misteri giudiziari, bensì a preservare la concretezza delle esistenze interrotte, opponendo la forza dei fatti all'oblio e alla retorica. corriere +3
Un percorso giudiziario ostinato e inconcluso
Il lungo iter processuale, che si dipanò per decenni attraverso numerosi gradi di giudizio, rappresenta di per sé un capitolo oscuro della storia italiana, caratterizzato da vicende che ne complicarono il regolare svolgimento.
Nonostante gli sforzi della magistratura inquirente, alcuni dei quali rimasti senza un esito giudicante, il processo penale si arenò definitivamente senza che nessuno fosse condannato per la strage.
Ciò che resta, al di là dell'amarezza per una giustizia mancata, è proprio la solidità dell'accertamento compiuto sui responsabili materiali, un punto fermo ormai acquisito che continua a interrogare le coscienze e a ricordare che, spesso, la verità storica e quella giudiziaria percorrono binari dolorosamente divergenti. repubblica +3




