María Corina Machado, dalla clandestinità al Nobel: la fuga dal Venezuela e il ritorno alla luce a Oslo

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ESTERI

Redazione Esteri Redazione Esteri   -   La scena, intima e potente al tempo stesso, si è consumata nell’aria gelida della notte di Oslo, quando una piccola folla di sostenitori ha rotto il silenzio cantando l’inno nazionale venezuelano sotto il balcone del Grand Hotel.

Dopo mesi di assenza forzata, María Corina Machado, la leader dell’opposizione costretta alla clandestinità, è riemersa con un sorriso commosso, salutando coloro che, nonostante la distanza, non hanno mai smesso di credere nella sua battaglia.

Un gesto semplice, come scavalcare una barricata metallica per stringere mani, che assume il valore simbolico di un ponte gettato tra una condizione di prigionia invisibile e la riconquistata libertà di espressione, la stessa per cui le è stato conferito il Premio Nobel per la Pace. ilmessaggero +3

La rocambolesca via di fuga tra parrucche e passaggi clandestini

Quel momento di commozione pubblica è stato solo l’ultimo atto di una vicenda degna di un romanzo di spionaggio, che ha visto Machado, assente dalla scena pubblica per undici mesi, ingaggiare una sfida estenuante con le autorità venezuelane.

Secondo quanto ricostruito, la fuga è iniziata nel pomeriggio di lunedì 8 dicembre, quando la politica, dopo un intero anno vissuto nascondendosi in diversi luoghi di Caracas, ha lasciato la capitale venezuelana indossando un travestimento e una parrucca, per confondersi tra la folla e depistare eventuali controlli.

Un percorso complesso, quello verso la Norvegia, reso possibile anche dall’intervento del governo degli Stati Uniti, il quale, come ha confermato la stessa interessata in una conferenza stampa, ha fornito un supporto operativo per permetterle di lasciare il paese.

“Non sapevano dove mi trovassi, ero nascosta in Venezuela, quindi è stato difficile per loro fermarmi”, ha dichiarato Machado, senza entrare nel dettaglio delle operazioni ma sottolineando la pericolosità di una situazione che l’ha costretta a una vita di separazione forzata. corriere +3

Il peso dell’isolamento e il significato di un abbraccio ritrovato

In un’intervista rilasciata alla Bbc, la leader dell’opposizione ha voluto raccontare, al di là dei dettagli tecnici della fuga, il costo umano di quella lunga segregazione.

“Per più di 16 mesi non ho potuto abbracciare o toccare nessuno”, ha rivelato, dando la misura di un isolamento che era tanto fisico quanto politico, volto a spezzare ogni legame con il mondo esterno e a zittire la sua voce critica verso il regime autoritario di Nicolás Maduro.

Una condizione che rende ancor più significativa la sua presenza oggi a Oslo, dove ha finalmente potuto incontrare i suoi sostenitori e dove, attraverso la figlia che ha ritirato per lei il prestigioso riconoscimento, il suo messaggio di resistenza non violenta ha ricevuto una consacrazione internazionale.

Il Nobel, infatti, non è stato percepito come un premio personale, ma come un tributo alla lotta collettiva, come ha tenuto a precisare definendolo un riconoscimento “per tutti noi”. lastampa +3

Gli impegni istituzionali e il futuro di una battaglia

L’agenda della neo-premio Nobel a Oslo non si è limitata agli incontri con i sostenitori, ma include un fitto calendario di colloqui istituzionali, a cominciare da quello con il premier norvegese, volti a riportare l’attenzione globale sulla crisi venezuelana.

La sua riapparizione, studiatissima nei modi e nei tempi, segna dunque non un punto di arrivo, ma una ripartenza della sua attività politica su un palcoscenico globale, dopo un periodo di latenza forzata.

La vicenda giudiziaria che grava su di lei in patria, unita alle modalità della sua partenza, confermano un clima di forte repressione contro i dissidenti, un tema che spesso affiora nelle cronache giudiziarie venezuelane dove i processi contro gli oppositori si susseguono senza tregua.

Machado, ora al sicuro, incarna più che mai il simbolo di una resistenza che, nonostante tutto, continua a cercare spazi di visibilità e di dialogo. lastampa +3