Rita Dalla Chiesa, tra memoria e presente: il dolore che "ti spacca in due la vita"

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Redazione Cultura e Spettacolo Redazione Cultura e Spettacolo   -   Distesa sul divano, mentre guardava un film, ricevette quella telefonata che non avrebbe mai voluto sentire. Era il compagno dell’epoca, caporedattore al Tg2, a chiamarla con una frase, quella proposta di andare a mangiare un gelato, che suonò come una campana a morto.

“Avevo capito tutto senza che nessuno mi dicesse niente”, racconta oggi Rita Dalla Chiesa, perché certi dolori, come quello per l’assassinio del padre, sono di una chiarezza immediata e lacerante. Un dolore che “ti spacca in due la vita”, come lei stessa lo definisce, tracciando un solco netto e insormontabile tra un prima e un dopo.

Quella notte, il 3 settembre del 1982, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, prefetto di Palermo, venne ucciso in via Carini insieme alla seconda moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo, episodio che ha segnato uno dei capitoli più bui della lotta allo Stato.

Per la figlia, la vita si è fermata a quando aveva trentacinque anni, cristallizzandosi in un ricordo perenne che tutto permea, persino la percezione del suo celebre passato televisivo. ilmessaggero +3

Il peso di un'assenza che modifica ogni cosa

Quell’evento, al di là della sua enorme rilevanza pubblica e giudiziaria, ha rappresentato per Rita Dalla Chiesa una frattura esistenziale dalla quale non ci si riprende, un lutto che ha reso il “dopo” molto pesante da affrontare e, soprattutto, da accettare.

La sua narrazione, priva di retorica, consegna al presente l'immagine di un'esistenza divisa in due metà irriconcilabili, dove la seconda è costantemente in ombra rispetto alla luminosità della prima.

La memoria di quel trauma si intreccia inevitabilmente con la vita quotidiana, con le scelte professionali, con la lettura stessa del proprio percorso.

Ne emerge un ritratto complesso, dove la forza pubblica della donna, nota al grande pubblico per ben altri motivi, si misura continuamente con una vulnerabilità privata e mai del tutto sopita, che talvolta riaffiora in maniera inaspettata, perfino di fronte a uno schermo televisivo. adnkronos +3

La televisione come famiglia e la ferita del distacco

È proprio guardando la televisione, infatti, che quel dolore antico può tornare a farsi sentire in forme nuove e simboliche. Parlando del programma “Forum”, al quale ha dedicato ventitré anni della sua carriera, Rita Dalla Chiesa usa una metafora potente e personale: vederlo oggi, senza di lei, “è come vedere mio marito con un’altra”.

Un'immagine che va ben al di là della semplice nostalgia per un lavoro amato, configurandosi piuttosto come il senso di un tradimento, di una perdita di un legame quasi coniugale con quel palcoscenico e con quella che lei non esita a definire la sua “famiglia televisiva”.

È un sentimento che parla di identità, di appartenenza, e di come anche gli oggetti affettivi più luminosi possano essere ridefiniti, e in qualche modo offuscati, dall'ombra lunga di un lutto.

La perdita di amici cari, come l’indimenticato conduttore Frizzi, del quale dice “l’ho perso due volte”, acuisce questa sensazione di distacco da un mondo che pure le ha dato molto. adnkronos +3

Tra passato e futuro, tra politica e piccolo schermo

Oggi parlamentare, Rita Dalla Chiesa non nasconde una certa nostalgia per quel mondo delle luci e delle telecamere, pur essendo impegnata nell’attuale ruolo istituzionale con progetti precisi, come quello di portare a termine la riforma della giustizia.

La sua riflessione, però, lascia intendere che il confine tra i due ambiti non sia così definitivo. Dopo aver concluso il suo impegno politico, non esclude infatti un possibile ritorno alla televisione, quasi a voler ricucire quel filo che sente ancora, in parte, spezzato.

Il suo racconto, nel suo complesso, non è una semplice rievocazione del passato, ma piuttosto un atto di consapevolezza sul presente: un presente che, per quanto segnato da un dolore immutabile, rimane un campo di possibilità, di scelte, e di sorprendenti, seppur difficili, riconciliazioni. ilmattino +3