Tassa da 2 euro sui pacchi sotto i 150 euro: la misura che scuote l'e-commerce
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Redazione Interno
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Il governo italiano, nel delineare i contorni della manovra di bilancio per il 2026, ha inserito una proposta che sta sollevando non poche perplessità nel mondo del commercio elettronico. Si tratta di un prelievo fisso, pari a 2 euro, applicabile a ciascun pacco in arrivo con un valore dichiarato non superiore a 150 euro.
Una cifra che, se apparentemente modesta, rischia di innescare dinamiche rilevanti, modificando gli equilibri di un settore ormai radicato nelle abitudini degli italiani.
L'aspetto che più desta discussione, tuttavia, è l'ambito di applicazione della norma: il contributo, infatti, non sarebbe riservato alle sole spedizioni originate al di fuori dei confini nazionali, ma andrebbe a colpire una platea ben più ampia di oggetti, comprendendo anche quelli che circolano all'interno del Paese. ladige +3
Le ragioni e gli obiettivi del prelievo
Secondo quanto dichiarato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l'introduzione di questo balzello avrebbe una duplice finalità. Da un lato, si propone di potenziare i controlli doganali, creando una barriera, seppur simbolica, contro l'ingresso di prodotti di qualità inferiore.
Dall'altro, viene esplicitamente menzionata la volontà di tutelare le imprese italiane, specialmente quelle operanti nel comparto moda, dalla concorrenza dell'ultra fast fashion, un fenomeno accusato di danneggiare non solo il tessuto produttivo locale ma anche l'ambiente e, in certi casi, gli stessi consumatori.
Le risorse così raccolte, come evidenziato dai documenti parlamentari, dovrebbero raggiungere cifre considerevoli: si parla di 122,5 milioni di euro nel primo anno, per poi raddoppiare a 245 milioni annui nel 2027 e nel 2028. mediaset +3
Il contesto fiscale più ampio
Questa misura non giunge isolata, ma si inserisce in un quadro di interventi fiscali che la manovra del 2026 intende portare avanti. Accanto al contributo sui pacchi, è previsto infatti il raddoppio dell'imposta sulle transazioni finanziarie, la cosiddetta Tobin Tax.
Un insieme di manovre che, nel loro complesso, mirano a reperire fondi necessari a finanziare gli emendamenti di bilancio approvati dal governo.
La scelta di colpire le spedizioni di basso valore appare particolarmente significativa, se si considera che la stragrande maggioranza dei pacchi che circolano nel mercato europeo rientra proprio in quella fascia di prezzo, un dato che trova riscontro anche nelle statistiche relative agli acquisti online degli italiani. statoquotidiano +3
Le possibili ripercussioni sul mercato
Sebbene l'obiettivo dichiarato sia la tutela del made in Italy, molti osservatori si chiedono quali effetti concreti possa generare un simile provvedimento.
L'applicazione della tassa, che includerebbe anche le spedizioni da Paesi extra-Ue già soggette ad altre norme, potrebbe spingere gli operatori del settore a ricalibrare le proprie strategie di prezzo e di spedizione.
I venditori, soprattutto quelli che si basano su volumi elevati e margini ridotti, potrebbero essere costretti ad assorbire il costo o a trasferirlo, almeno in parte, sugli acquirenti finali.
Una dinamica che, in un contesto economico già caratterizzato da un'alta pressione fiscale, rischia di alterare le scelte di consumo e di premiare paradossalmente modelli commerciali diversi da quelli che la norma intende proteggere. virgilio +3




