Garlasco, le luci nella casa della nonna e le attività sul computer: gli ultimi tasselli di un cold case

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Redazione Interno Redazione Interno   -   Nell’intricato e doloroso mosaico del delitto di Garlasco, che vide Chiara Poggi perdere la vita nell’agosto del 2007, riaffiorano dettagli che, a distanza di anni, continuano a sollevare interrogativi sulle indagini iniziali.

La scena, che si concentrò quasi interamente sulla figura del fidanzato Alberto Stasi – poi assolto in Appello dopo una condanna in primo grado – sembra, secondo alcune ricostruzioni recenti, aver trascurato piste potenzialmente rilevanti. Tra queste, un elemento apparentemente banale come le luci in una casa disabitata. blowingpost +3

Le finestre illuminate di via San Rocco

Come emerso in una recente trasmissione televisiva, tre testimoni avrebbero dichiarato di aver visto le luci accese, la sera del 12 agosto 2007, all’interno della villetta di proprietà della nonna di Chiara Poggi, sita a Gropello Cairoli. La casa, che in quel periodo era vuota, si trovava non lontano dal luogo del ritrovamento del .

Le finestre dalle quali sarebbe stato possibile osservare l’interno illuminato sono state indicate con precisione, aggiungendo un tassello a un quadro mai completamente chiarito.

Quel che colpisce, come sottolineato durante il programma, è che la polizia, pur essendo intervenuta sul posto in seguito alla segnalazione, si limitò a una perquisizione esterna, senza mai accertare chi, eventualmente, vi avesse avuto accesso in quella serata cruciale.

Una circostanza che, seppur non decisiva di per sé, alimenta il dubbio su possibili movimenti o presenze nelle immediate vicinanze della vita della vittima. mediaset +3

Le "attività particolari" sul computer di Chiara

Parallelamente al mistero delle luci, un altro aspetto tecnico è tornato al centro dell’attenzione grazie alla testimonianza del perito informatico Daniele Occhetti.

Intervenuto in televisione, Occhetti ha rievocato l’analisi da lui condotta nel 2009 sui computer di Chiara Poggi e di Alberto Stasi, evidenziando come sul pc della giovane fossero state rilevate “attività molto particolari”.

Secondo il perito, alcune di queste operazioni digitali risalivano a periodi in cui Chiara, per l’appunto, non si trovava fisicamente nella sua abitazione, il che solleva inevitabili quesiti sull’origine e la natura di quelle tracce.

Il confronto tra i due computer, d’altronde, faceva parte di un più ampio lavoro peritale volto a ricostruire la vita e i rapporti della coppia nelle settimane precedenti il fatto.

Occhetti ha sottolineato come il dispositivo di Chiara conservasse, in modo significativo, le tracce delle ultime ricerche effettuate nel fatidico agosto 2007, offrendo una finestra sulle sue attività in quei giorni. ilmessaggero +3

Un puzzle ancora da comporre

Queste rivelazioni, che si sommano ad altre elementi discussi nel tempo – come il controverso disegno attribuito ad Andrea Sempio – non hanno la pretesa di riscrivere la storia processuale, ormai definita dalle sentenze passate in giudicato per i principali imputati.

Tuttavia, contribuiscono a mantenere viva la riflessione sulla completezza delle indagini originarie.

Puntano i riflettori su dettagli materiali, come un’abitazione illuminata senza apparente motivo, e su dati tecnici, come le sequenze di attività su una macchina informatica, che furono forse considerati marginali nella costruzione dell’accusa principale.

La loro riemersione nel dibattito pubblico, attraverso le testimonianze di chi all’epoca lavorò alle perizie o di vicini che videro qualcosa, dimostra come i cold case più complessi siano destinati a riaprirsi periodicamente, alimentati da domande cui non è mai stata data una risposta definitiva e universalmente convincente. blowingpost +3