Pace in Ucraina, i nodi da sciogliere tra zona demilitarizzata e pressioni internazionali
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Redazione Esteri
-
La prospettiva di un negoziato per porre fine al conflitto in Ucraina, sotto la spinta determinante dell'amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, si scontra con una serie di intricati nodi strategici che riguardano, principalmente, lo status futuro della regione del Donbass.
Il piano americano, che spinge con insistenza per un cessate il fuoco, prevede il ritiro delle forze ucraine dall'intera area, comprese quelle porzioni non attualmente sotto controllo russo, per trasformarla in una "zona economica libera".
Una proposta, questa, che crea uno squilibrio evidente poiché non richiederebbe un analogo passo indietro a Mosca dalle posizioni che occupa, lasciando intendere una parziale cristallizzazione del fronte.
Per il Cremlino, del resto, il controllo di quel territorio rappresenta una posta in gioco fondamentale, un elemento propagandistico con cui giustificare, di fronte all'opinione pubblica interna, i costi umani ed economici di una guerra lunga e logorante. italiaoggi +1
La controproposta di Kiev e il ruolo delle garanzie internazionali
Kiev, da parte sua, sembra valutare una strada diversa, pur nella ricerca di una via d'uscita dal conflitto.
Fonti giornalistiche indicano che il governo ucraino sarebbe disposto ad accettare la creazione di una zona demilitarizzata, una fascia di territorio priva di truppe e armamenti, che andrebbe a interessare entrambi i lati della linea di contatto attuale.
Questa concessione, che avrebbe ottenuto il via libera dai partner europei, rappresenta un tentativo di ridurre le tensioni immediate senza cedere formalmente la sovranità.
La regione del Donbass, con il suo ricco bacino minerario conteso fin dal 2014, potrebbe dunque finire sotto la supervisione di forze internazionali, probabilmente a guida americana, con il compito di prevenire future escalation.
Si tratterebbe, in sostanza, di una soluzione tampone che cerca di conciliare le esigenze di sicurezza con le rivendicazioni territoriali. italiaoggi +1
Le mosse parallele della diplomazia e della giustizia
Mentre il dibattito sulla forma della possibile pace si infittisce, le parti in causa agiscono su piani paralleli.
La determinazione di Trump nel voler concludere un accordo si manifesta anche con una pressione diplomatica molto diretta, al punto da minacciare l'assenza americana da incontri multilaterali qualora non vedesse "buone chance" di successo.
Una postura che accentra le trattative sul binario Washington-Mosca, marginalizzando parzialmente gli sforzi europei.
Nel frattempo, la Russia non limita la sua azione al campo negoziale, ma porta in tribunale l'Unione Europea riguardo alla questione degli asset finanziari russi congelati, una mossa che evidenzia come il contenzioso economico e legale resti un fronte caldo.
Parallelamente, gli eventi sul terreno, come i recenti attacchi che hanno colpito infrastrutture critiche nel sud del paese, ricordano la fragilità di ogni scenario e la necessità di soluzioni che tengano conto della complessità degli interessi in gioco. italiaoggi +1
Il referendum come questione irrisolta e le posizioni inconciliabili
Un ulteriore elemento di frizione è costituito dall'ipotesi di una consultazione popolare per decidere il destino del Donbass.
Il presidente ucraino ha infatti menzionato la necessità di un referendum, uno strumento che tuttavia si scontra con la posizione irrevocabile di Mosca, la quale considera ormai quei territori parte integrante della Federazione Russa a seguito delle annessioni.
Questa divergenza di base rende ogni discussione sull'autodeterminazione particolarmente spinosa, poiché parte da premesse diametralmente opposte.
La trattativa, pertanto, si muove su un crinale stretto, dove la ricerca di una formula di compromesso per la smilitarizzazione e la gestione transitoria dell'area deve fare i conti con narrative politiche e rivendicazioni nazionali che appaiono, almeno allo stato attuale, difficilmente conciliabili in modo definitivo. italiaoggi +1




