Tumore del colon-retto, in Alto Adige i kit per lo screening si ritirano in farmacia
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Redazione Salute
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Una novità concreta, destinata a ridurre la distanza tra il cittadino e la medicina preventiva, segna da ora in poi la lotta al tumore del colon-retto in provincia di Bolzano.
La Giunta provinciale, con una delibera approvata nel mese di dicembre, ha infatti varato un passaggio operativo che modifica la catena distributiva dei test di screening, autorizzando la consegna dei kit direttamente nelle farmacie pubbliche e private convenzionate sul territorio.
Un cambiamento logistico non marginale, il quale – è l’auspicio delle istituzioni sanitarie – potrà tradursi in un incremento significativo delle adesioni a un programma salvavita, considerato che la diagnosi precoce rappresenta l’arma più efficace contro questa forma di neoplasia. altoadige +1
La logistica del nuovo servizio e il ruolo dei farmacisti
Il meccanismo, che si inserisce nel quadro di un accordo da stipulare con l’Azienda sanitaria locale, funzionerà in maniera semplice e diretta: i cittadini nella fascia d’età target, quelli cioè che ricevono l’invito a partecipare allo screening, potranno recarsi nella farmacia di loro scelta per ritirare il kit necessario all’esame.
I farmacisti, diventando parte attiva della rete di prevenzione, riceveranno una remunerazione fissa di due euro e cinquanta centesimi per ogni consegna effettuata, un compenso che riconosce il loro ruolo di presidio sanitario di prossimità.
Per sostenere l’intero servizio, la Provincia ha previsto uno stanziamento annuo di settantacinquemila euro, risorse che copriranno sia i costi operativi sia gli incentivi per le farmacie aderenti, in un’ottica di potenziamento complessivo della campagna. farmacista33 +1
L’impatto potenziale sulla salute pubblica
La scelta di coinvolgere capillarmente le farmacie – strutture diffuse e spesso più facilmente accessibili rispetto ai soli ambulatori sanitari – risponde a un’esigenza ben precisa, quella di rimuovere gli ostacoli pratici che talvolta frenano la partecipazione ai programmi di controllo.
«Il riconoscimento tempestivo salva vite, per questo è importante facilitare la prevenzione», ha osservato l’assessore provinciale alla Salute, Hubert Messner, commentando la misura.
La sua affermazione, del resto, trova un solido fondamento nei dati epidemiologici, i quali dimostrano come individuare lesioni precancerose o tumori in fase iniziale aumenti in modo esponenziale le probabilità di successo terapeutico, riducendo al contempo la gravità degli interventi necessari.
Si tratta, in definitiva, di un investimento sulla salute collettiva che punta a trasformare un gesto semplice, come il ritiro di un kit in farmacia, in uno strumento di difesa individuale potentissimo. farmacista33 +1
Un modello che guarda al futuro della prevenzione
L’iniziativa altoatesina si configura dunque come un passo avanti nell’organizzazione dei servizi sanitari territoriali, un tentativo di rendere la prevenzione oncologica un’abitudine più radicata e meno gravosa per la popolazione.
Sebbene il percorso di adesione delle singole farmacie e la piena operatività dell’accordo debbano ancora concretizzarsi, la direzione intrapresa è chiara: avvicinare il servizio al cittadino, sfruttando una rete già esistente e ampiamente frequentata.
La speranza, non dichiarata ma evidente, è che questa maggiore facilità di accesso possa convincere anche coloro che, per pigrizia o per disattenzione, hanno finora rinviato o ignorato l’invito a sottoporsi al test, contribuendo a un auspicabile calo della mortalità per una patologia che, ancora oggi, resta tra le più insidiose. farmacista33 +1




