La Banca centrale russa minaccia azioni legali se l'Ue userà i suoi asset congelati

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Redazione Esteri Redazione Esteri   -   La Banca centrale della Russia ha rivolto un netto monito all'Unione europea, avvertendo che reagirà attraverso ogni sede giudiziaria disponibile nel caso in cui i suoi asset immobilizzati vengano utilizzati senza un esplicito consenso.

In una nota diffusa oggi, l'istituto guidato da Elvira Nabiullina ha dichiarato che l'attuazione delle normative annunciate dalla Commissione europea condurrebbe inevitabilmente all'avvio di azioni legali, poiché qualunque atto che comporti l'uso dei suoi beni, sia diretto che indiretto, viene considerato un illecito.

Secondo il Banco di Russia, una simile iniziativa si configurerebbe come una palese violazione dei principi fondamentali dell'immunità sovrana e dei diritti di proprietà, sanciti dal diritto internazionale, aprendo la strada a contenziosi di lunga durata che potrebbero avere ripercussioni impreviste sull'intero sistema finanziario globale.

Il nodo belga e la questione Euroclear

La pressione per giungere a un accordo sull'impiego delle riserve russe a favore dell'Ucraina si concentra attualmente sul Belgio, sede della piattaforma Euroclear dove è depositata la stragrande maggioranza, circa il 90%, degli asset congelati, per un valore complessivo che si aggira intorno ai 185 miliardi di euro.

Le autorità belghe, che detengono una posizione cruciale in questa delicata partita, hanno espresso riserve di carattere giuridico ed economico sull'ipotesi di un loro utilizzo, temendo di doversi assumere in prima persona l'onere di un eventuale rimborso a Mosca.

Tale eventualità, del resto, non è remota qualora un tribunale arbitrale internazionale dovesse in futuro giudicare l'operato come un esproprio illegittimo, oppure nel caso si arrivasse a un accordo di pace che preveda la restituzione dei fondi e la revoca delle sanzioni.

La necessità ucraina e il dilemma finanziario

Dopo quasi quattro anni di conflitto, le casse dello stato ucraino versano in condizioni critiche, mentre la necessità di ingenti risorse per sostenere lo sforzo bellico e la ricostruzione diventa ogni giorno più stringente.

La proposta di attingere agli asset russi congelati, pertanto, appare come una soluzione di immediata percezione, sebbene carica di insidie.

Quei fondi, infatti, sebbene tecnicamente disponibili, sono vincolati da una complessa rete di considerazioni legali e di stabilità finanziaria, che ne rendono lo "scongelamento" un'operazione dai contorni estremamente delicati.

L'Unione europea si trova così a dover bilanciare l'urgente esigenza di supportare Kiev con il rischio di creare un pericoloso precedente in materia di diritti di proprietà e di aprire una fase di insidiosa litigiosità internazionale.

Proteste e il continuo conflitto

Mentre i ministri delle finanze Ue si riuniscono a Bruxelles, un presidio di attivisti si è radunato davanti alla sede dell'Ecofin per chiedere a gran voce che quei fondi vengano finalmente destinati alla difesa ucraina.

Parallelamente, le ostilità al fronte non accennano a diminuire, come dimostra l'incidente avvenuto a nord di Mosca, dove i detriti di un drone abbattuto sono precipitati su un condominio causando un incendio e il ferimento di sette persone, episodio che ricorda come le conseguenze del conflitto, sebbene in forme diverse, si facciano sentire anche lontano dalla linea del fronte.

La minaccia legale della Banca centrale russa, dunque, si inserisce in un quadro già estremamente teso, dove ogni mossa finanziaria e diplomatica viene ponderata considerando le sue potenziali, e spesso imprevedibili, ripercussioni.