Israele accelera sulla colonia, Netanyahu autorizza 764 nuove case in Cisgiordania
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Redazione Esteri
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L’approvazione definitiva di 764 nuove unità abitative in tre insediamenti della Cisgiordania occupata, annunciata con toni trionfali dal ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, segna un altro, decisivo passo nella strategia che il governo israeliano persegue ormai da anni.
Quella che viene presentata come una semplice espansione edilizia rappresenta, nella sostanza, l’ultimo tassello di un disegno politico volto a rendere strutturale e, di fatto, irreversibile la presenza coloniale nei territori palestinesi.
Smotrich, figura di spicco dell’estrema destra nazionalista e colono egli stesso, ha rivendicato senza mezzi termini il risultato, definendolo parte di una “rivoluzione” strategica.
Un processo che, a partire dal 2022, ha già portato all’autorizzazione di oltre cinquantunomila unità, un ritmo di costruzione che di per sé sembra voler chiudere qualsiasi spiraglio per un negoziato futuro sulla base di una soluzione a due stati. ildenaro +3
Un contesto di tensioni crescenti
L’annuncio dell’espansione degli insediamenti giunge in un momento di estrema fragilità sul terreno, dove le violenze dei coloni contro i palestinesi hanno conosciuto una pericolosa recrudescenza nelle ultime settimane.
Questi episodi, che spesso sfociano in veri e propri assalti a villaggi, distruzioni di proprietà e aggressioni, creano un clima di intimidazione costante e di insicurezza per la popolazione palestinese.
La costruzione di nuovi avamposti, anche informali, procede di pari passo con l’ampliamento di quelli esistenti, come dimostrano le recenti proteste nel villaggio di Beit Lid, dove i residenti hanno tentato di opporsi all’installazione di nuove strutture da parte dei coloni.
“Da ieri cercano di portare rifornimenti logistici, come legna, tende e attrezzature”, ha dichiarato un funzionario locale, sottolineando come quella zona, classificata come Area B e sotto parziale controllo palestinese, venga sistematicamente erosa. infopal +3
La strategia dell’irreversibilità
Quando Smotrich parla di “rafforzare gli insediamenti e garantire continuità della vita, sicurezza e crescita”, delinea con chiarezza un obiettivo che va ben oltre la semplice politica abitativa.
Si tratta di un progetto di trasformazione territoriale e demografica che punta a modificare la geografia stessa della Cisgiordania, connettendo gli insediamenti esistenti e creando fatti compiuti che qualsiasi futura trattativa diplomatica difficilmente potrà ignorare.
L’espansione coloniale, pertanto, non è un elemento accessorio della politica israeliana, ma ne costituisce un pilastro centrale, sostenuto con forza dalle componenti più nazionaliste della coalizione di governo.
Un qualcosa che, per la sua portata e velocità, rende sempre più evanescente la possibilità di uno stato palestinese territorialmente contiguo e vitale. ildolomiti +3
Le ricadute sul piano internazionale
Questa accelerazione, definita “strategica” dai suoi stessi promotori, avviene mentre l’attenzione globale è spesso concentrata su altri scenari di crisi.
La presidenza di Donald Trump negli Stati Unati, storicamente molto vicina alle posizioni del governo Netanyahu, ha già dimostrato in passato un approccio estremamente accomodante verso le politiche di insediamento, legittimandole attraverso il riconoscimento di Gerusalemme come capitale e l’avallo all’annessione delle Alture del Golan.
L’attuale fase, caratterizzata da una violenza diffusa e da un’espansione coloniale senza precedenti, rischia dunque di consolidare una situazione di conflitto permanente, minando ulteriormente quelle istituzioni e quelle prospettive di pace che, seppur fragili, hanno retto per decenni.
Il quadro che emerge è quello di una terra sempre più divisa da barriere fisiche e legali, dove i diritti delle popolazioni sono subordinati a una logica di potenza e di fatto compiuto. infopal +3




