Amazon e fisco italiano, perché l’accordo Iva cambia le regole dell’e-commerce
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Redazione Economia
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La chiusura del contenzioso fiscale tra Amazon e l’Agenzia delle Entrate, conclusa con un versamento di 511 milioni di euro da parte del gigante dell’e-commerce, segna un punto fermo in una disputa che aveva origini nelle contestazioni relative al periodo tra il 2019 e il 2021.
L’accordo, definito in maniera bonaria, permette di archiviare una vertenza il cui potenziale esborso, considerando anche le sanzioni e gli interessi, poteva toccare la cifra di circa tre miliardi, benché il nucleo della contestazione ammontasse inizialmente a 1,2 miliardi.
Una soluzione, questa, che ha sollevato non poche polemiche nel mondo delle imprese nazionali, le quali osservano con attenzione un episodio destinato a influenzare le future relazioni tra le autorità fiscali e gli operatori globali del settore digitale. rainews +3
Le reazioni del tessuto imprenditoriale nazionale
Federico Pieragnoli, direttore generale di Confcommercio Provincia di Pisa, ha espresso una critica severa, definendo “vergognoso” il trattamento riservato all’azienda e sottolineando come una tale condotta risulti “una mancanza di rispetto verso i nostri imprenditori”.
Il suo commento, del resto, riflette un malcontento diffuso: se lo Stato dimostra di poter costruire percorsi agevolati per realtà di dimensione internazionale, appare logico e doveroso, secondo questa prospettiva, che si predispongano meccanismi analoghi anche a beneficio delle piccole e medie imprese, le quali costituiscono l’ossatura del sistema produttivo italiano.
Un tema, quello dell’equità di trattamento, che resta centrale nel dibattito sulla fiscalità nell’era digitale. ilgiornale +3
Il quadro giudiziario parallelo e gli sviluppi in corso
Benché la definizione con il Fisco rappresenti un capitolo chiuso sotto il profilo strettamente amministrativo, la vicenda giudiziaria legata ad Amazon non si esaurisce qui.
La Procura di Milano, infatti, prosegue le proprie indagini su possibili profili di frode ed evasione, investigando aspetti che potrebbero riguardare dinamiche differenti rispetto a quelle risolte con l’accordo.
Questo significa che, al di là della transazione economica, permangono accertamenti che coinvolgono la società, i cui esiti sono tutt’altro che scontati e che potrebbero portare a nuovi sviluppi sul piano penale.
Una situazione che conferma la complessità delle inchieste fiscali su operazioni transnazionali, spesso caratterizzate da una stratificazione di procedimenti distinti. corriere +3
Le implicazioni sul futuro della fiscalità digitale
L’intesa raggiunta, al di là delle cifre ingenti, istituisce un precedente significativo nella regolazione dell’e-commerce, settore in cui le sfide per assicurare un prelievo equo sono particolarmente ardue.
Il caso dimostra come le autorità italiane stiano intensificando gli sforzi per ricondurre entro confini definiti l’attività dei colossi del web, i quali, per loro natura, operano attraverso modelli che sfuggono ai tradizionali schemi territoriali.
D’altra parte, la conclusione della vertenza potrebbe essere letta come un segnale di pragmatica riscossione, finalizzata ad assicurare allo Stato certezze di gettito in tempi rapidi, evitando lunghe e incerte battaglie legali.
Un approccio che, se da un lato chiude un contenzioso, dall’altro lascia aperti interrogativi cruciali sul principio di parità di condizioni tra tutti i soggetti economici che operano nel mercato. dday +3




