Ben Sulayem riconfermato alla guida della Fia, un secondo mandato tra riforme e polemiche
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Redazione Sport
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Mohammed Ben Sulayem continuerà a guidare la Federazione Internazionale dell'Automobile per un altro quadriennio, dopo la rielezione formalizzata dall'Assemblea Generale riunitasi a Tashkent.
L'ex pilota di rally, unico candidato alla successione di se stesso, riceve così un nuovo mandato dalla vasta assemblea dei club automobilistici mondiali, fortificando una presidenza iniziata nel 2021 e che si protrarrà fino al 2029.
Il percorso che lo ha riportato al vertice, privo di sfidanti in ballottaggio, non è stato però esente da contestazioni, alimentando un dibattito sulla natura del processo elettorale stesso. automoto +3
Il bilancio di un mandato tra governance e tensioni
Nel presentare la propria riconferma, Ben Sulayem ha fatto riferimento a un periodo di «significativa rinnovazione e stabilizzazione» per l'organismo, sottolineando come la Federazione abbia attraversato, sotto la sua gestione, una «trasformazione di vasta portata».
Gli obiettivi dichiarati, e da lui fortemente rivendicati, hanno incluso il miglioramento della governance interna, una riorganizzazione delle operazioni e, aspetto non secondario, il ripristino della salute finanziaria di un'istituzione che, com'è noto, governa non solo il mondiale di Formula 1 ma l'intero panorama motoristico globale.
Alcuni, osservando questi risultati, lo considerano un riformatore necessario, colui che ha saputo mettere ordine dopo anni di amministrazione precedente. rsi +3
Le ombre sul processo elettorale e i casi di cronaca
La narrazione della riconferma unanime, tuttavia, non riesce a celare completamente le crepe emerse nel percorso verso il voto. La sua rielezione, definita da taluni come l'esito di una «farsa annunciata», è stata infatti caratterizzata dall'assenza di altri nomi sulla scheda finale.
Tale circostanza non è dipesa dalla mancanza di potenziali avversari, bensì dalla loro esclusione in fase di convalida delle candidature, operata in base a norme regolamentari che hanno di fatto impedito una competizione.
Questa dinamica ha alimentato l'immagine, cara a una parte dell'ambiente, di una Federazione divenuta una «cittadella fortificata», impermeabile a voci dissonanti.
La sua presidenza, del resto, non è stata immune da frizioni pubbliche con il circus della Formula 1, incluso il cosiddetto "caso gioielli", una disputa regolamentare che toccò un pilota di primo piano, e le polemiche seguite al podio di Gedda, episodi che hanno periodicamente acceso i riflettori sui delicati equilibri di potere nello sport. motorsport +3
Lo scenario futuro della Federazione
Con la questione elettorale archiviata, Ben Sulayem si trova ora a gestire un'autorità rafforzata dal responso delle urne ma anche da un consenso interno che appare, almeno formalmente, compatto.
Il nuovo mandato quadriennale lo vedrà confrontarsi con le sfide ereditate dalla rivoluzione tecnica e sportiva in atto nel motorsport, dalla gestione delle categorie minori fino al rapporto sempre complesso con i vertici commerciali della Formula 1.
La sua leadership, che alcuni definiscono granitica, dovrà navigare in acque dove le istanze sportive, commerciali e di sicurezza si intrecciano in modo sempre più intricato, cercando di conciliare gli interessi dei club membri con le esigenze di uno spettacolo globale in continua evoluzione. corriere +3




