Merz a Trump: "Se serve, l'Europa salva da sola la sua democrazia"

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ESTERI

Redazione Esteri Redazione Esteri   -   Il messaggio, netto e senza mediazioni, arriva da un interlocutore che, per storia e ruolo, non può essere liquidato come antiamericano.

L’intervento, che riprende e articola concetti espressi in un noto osservatorio geopolitico, segna una linea chiara in risposta alle indicazioni contenute nella nuova National Security Strategy pubblicata dall’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Quel documento, il cui contenuto era in parte preannunciato dalle parole del vicepresidente, stravolge le categorie tradizionali di alleanza e riporta in primo piano la dottrina “America First”, suscitando reazioni comprensibilmente perplesshe oltreoceano. swissinfo +3

Una strategia che ridefinisce le alleanze

La strategia di sicurezza nazionale, infatti, pur non rispecchiando necessariamente l’opinione maggioritaria dell’elettorato che sostiene Trump, delinea un approccio in cui la partnership con l’Europa viene rivista attraverso una lente puramente utilitaristica.

L’Europa, in questo quadro, è chiamata a una presa di coscienza immediata: la difesa del suo sistema democratico e dei suoi confini non può più essere considerata un compito delegabile, neppure parzialmente, agli alleati d’oltre Atlantico.

È questa la premessa da cui muove la dichiarazione, la quale evidenzia come la dipendenza strategica dagli Stati Uniti sia ormai un anacronismo pericoloso, soprattutto di fronte a una Washington che, seppure continui a considerare la Germania un partner fondamentale, agisce secondo una logica di puro interesse nazionale. corriere +3

L’autonomia come necessità, non come scelta

La posizione, dunque, non nasce da un sentimento di ostilità ma dalla fredda constatazione di un dato di fatto politico. Se la strategia americana è intrinsecamente marcata dall’approccio “America First”, ne consegue che ogni altro attore sulla scena globale debba fare altrettanto, perseguendo con determinazione i propri interessi vitali.

L’appello all’indipendenza nella difesa, che qualcuno potrebbe interpretare come un tentativo di distanziamento, è in realtà la logica conseguenza di un’analisi obiettiva.

L’Europa, che comprende alcune delle economie più avanzate al mondo, deve poter contare sulle proprie forze, sviluppando quelle capacità militari e quel quadro di sicurezza comune che le permettano di agire da protagonista e non da comprimaria.

L’obiettivo, in fondo, non è creare una frattura insanabile ma ristabilire un rapporto tra soggetti maturi e realmente sovrani, che possano collaborare su un piano di parità. ispionline +3

La reazione al documento e il futuro del dialogo

Le pagine dedicate all’Europa nel controverso documento, che riprendono tesi già espresse in precedenti forum internazionali, hanno naturalmente provocato un dibattito acceso. La risposta, però, sembra voler bypassare la sterile indignazione per ancorarsi a un piano più costruttivo e operativo.

Sottolineare che un’America “da sola” non sia nell’interesse nemmeno degli Stati Uniti, che hanno pur sempre bisogno di partner globali, è un modo per ribadire il valore dell’alleanza transatlantica pur nel mutato contesto.

Si tratta, in sostanza, di accettare la sfida lanciata dalla nuova dottrina di Washington, trasformandola nell’opportunità storica per completare quel processo di integrazione nella difesa che l’Europa ha troppo a lungo rinviato.

La strada dell’autonomia, sebbene impervia e costosa, si delinea non come un’opzione tra le tante ma come l’unica percorribile per garantire stabilità e sicurezza nel continente. opinione +3