La Stampa e Gedi, due vendite che scuotono l'editoria italiana

Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo
INTERNO

Redazione Interno Redazione Interno   -   La notizia della cessione de La Stampa da parte della famiglia Elkann al gruppo dell’imprenditore greco Kyriakou ha generato, nel cuore della redazione torinese, un’ondata di forte incertezza.

Andrea Malaguti, direttore del quotidiano, ha descritto la preoccupazione dilagata dopo aver appreso che il pacchetto era stato venduto “in blocco”, in una transazione che, a suo dire, vede i nuovi acquirenti come non interessati al giornale in sé.

Una situazione di stallo che attende ancora le rassicurazioni promesse dalla proprietà uscente, mentre circolano voci, come quelle citate dallo stesso Malaguti, secondo le quali "alcuni dicono che Kyriakou sia molto vicino a bin Salman". fnsi +3

Lo sciopero di Repubblica e la reazione sindacale

Parallelamente, il panorama si fa teso anche a Roma, dove la redazione di Repubblica ha deciso uno sciopero che fermerà il giornale in edicola e il sito web per ventiquattr’ore.

La decisione, presa con “profondo sconcerto”, nasce come reazione all’annuncio della vendita di quanto resta del gruppo Gedi, anch’esso parte del patrimonio degli Elkann, percepita dalle maestranze come l’ultimo atto di uno smantellamento progressivo.

“Combatteremo con ogni strumento a nostra disposizione”, hanno dichiarato i giornalisti, trovando il sostegno della Fnsi, che si è schierata al loro fianco in una giornata di mobilitazione. ilmanifesto +3

La critica dal mondo del lavoro industriale

La vertenza travalica i confini dell’editoria per assumere un significato più ampio, come dimostrano le parole del segretario generale della Fiom, Michele De Palma.

Parlando a margine di un corteo per lo sciopero generale, De Palma ha definito le operazioni in corso come dei veri e propri “saldi di fine stagione”, esprimendo piena solidarietà ai lavoratori del gruppo Gedi e accusando gli Elkann di costruirsi una rendita “sulle spalle dei lavoratori italiani”.

Secondo la sua analisi, si tratterebbe dell’ennesimo passo in un processo di finanziarizzazione e deindustrializzazione che il paese sta subendo, un percorso che il sindacato intende contrastare con tutte le forze necessarie, lamentando nel contempo il “silenzio del governo” su vicende di tale portata. contropiano +3

Un quadro in movimento tra incertezze e proteste

Le due vendite, seppur distinte, disegnano un quadro unitario di profonda trasformazione e di tensione nel settore dell’informazione nazionale.

Da un lato, ci si trova di fronte a un cambio di proprietà che suscita interrogativi sulle reali intenzioni degli investitori e sul futuro progettuale di un quotidiano storico; dall’altro, si registra una protesta dura e organizzata contro una dismissione percepita come lo svuotamento definitivo di un gruppo editoriale di peso.

I fatti di cronaca nera, spesso al centro delle inchieste di questi stessi giornali, cedono temporaneamente il passo a una cronaca giudiziaria e industriale che vede le testate stesse come protagoniste di una battaglia per la propria esistenza e la propria indipendenza, in un clima dove le garanzie sembrano ancora poche e le paure, invece, molte. contropiano +3