L'Ue allenta la morsa green: meno obblighi e soglie più alte per le imprese

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ESTERI

Redazione Esteri Redazione Esteri   -   Il quadro normativo europeo sulla sostenibilità d'impresa, che solo fino a pochi mesi fa sembrava in via di progressivo irrigidimento, subisce una decisa sterzata.

Il Consiglio dell’Ue e il Parlamento europeo, infatti, hanno siglato un’intesa provvisoria che rimodula in maniera sostanziale le due direttive cardine del sistema, la rate Sustainability Reporting Directive (Csrd) e la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (Csddd).

L’accordo, che rappresenta un passo indietro sul fronte degli obblighi stringenti, introduce soglie di applicazione più elevate, responsabilità sensibilmente alleggerite e un calendario di entrata in vigore che, per alcuni aspetti, slitta addirittura al 2029, diluendo così la pressione immediata sulle aziende. ilsole24ore +3

Una semplificazione che vale miliardi

Questa svolta si inserisce in un contesto più ampio, marcato da un'iniziativa parallela della Commissione Europea, la quale ha recentemente presentato un pacchetto di sei proposte legislative mirate a snellire le procedure in settori nevralgici come le autorizzazioni, le emissioni industriali e la gestione delle sostanze pericolose.

L’obiettivo dichiarato, spesso definito come “Omnibus” nel gergo comunitario, è quello di ridurre il peso burocratico che grava sulle imprese e sulle pubbliche amministrazioni, senza per questo rinunciare – stando alle intenzioni ufficiali – agli ambiziosi traguardi di tutela ambientale.

Gli effetti economici attesi sono significativi: si parla di un risparmio annuo di circa un miliardo di euro per le aziende, con un beneficio complessivo che potrebbe toccare gli undici miliardi. lentepubblica +3

Le critiche degli ambientalisti

Non mancano, tuttavia, voci che guardano con estremo scetticismo a questo cambiamento di rotta.

Lo European Environmental Bureau (Eeb), una rete di organizzazioni ambientaliste, ha già bollato l’ottavo pacchetto Omnibus come una misura che “intacca le leggi cruciali dell’Ue”, mettendo a rischio la protezione della salute delle persone e della natura stessa.

Secondo questi critici, le modifiche in corso costituirebbero un esempio di cattiva amministrazione, capace di minare la fiducia nei processi normativi europei e di indebolire il ruolo dell'Unione nel dettare standard globali per l'ambiente, una preoccupazione che getta un'ombra sull'effettivo bilanciamento tra semplificazione e salvaguardia. repubblica +3

Il nuovo perimetro della due diligence

Tornando nello specifico alle direttive riformate, è la Csddd a subire le modifiche più incisive. Viene ridotto, ad esempio, il numero di imprese europee che dovranno adeguarsi alle norme sulla due diligence, ossia su quei processi di verifica per prevenire danni all'ambiente e alle persone lungo tutta la catena di fornitura.

Il campo di applicazione, inoltre, non si estenderà alle cosiddette “attività finanziarie”, circoscrivendo notevolmente l’impatto sul settore bancario e assicurativo.

Una scelta, questa, che riflette le pressioni di diversi gruppi industriali e che ridisegna i confini della responsabilità d’impresa, lasciandone fuori alcuni degli attori economici più influenti. tuttoambiente +3